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Matteo Renzi e il Pd filtrato Instagram 

Matteo Renzi e il Pd filtrato Instagram 
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Per effetto Renzi oggi non s’intende più quello del 41% alle Europee, la bella favola dell’asso pigliatutto con cui le mamme italiane hanno addormentato i loro bimbi dal Maggio 2014; per effetto Renzi oggi s’intende Mayfair, il filtro di Instagram che satura talmente i colori da ‘smarmellare’ tutto. Con l’effetto Renzi tutte le imperfezioni dell’immagine si risolvono meglio che con Photoshop, peccato che della foto originale restino giusto i contorni.

Dapprima, sedotti dall’immagine ritoccata di loro stessi e del Paese, e intontiti da una sfilza di riforme da calendario, gli elettori di sinistra hanno bonariamente acconsentito a perdersi nella fotogallery del premier e si sono spontaneamente prestati al gioco del “Facciamo che voi eravate i cittadini del Paese più bello del mondo e che io ero Superman e vi salvavo tutti”.

Andando avanti però, negli stessi elettori di sinistra/cittadini del Paese più bello del mondo, sono cominciate ad insorgere delle perplessità: “Perché se nelle foto di Matteo sembriamo giovani carini e pure occupati, quando ci guardiamo allo specchio siamo sfatti, con le occhiaie e arriviamo a fatica a fine mese?”. Il quesito ha cominciato ad insinuarsi insistentemente nelle menti dei soggetti fotografati che, in cerca di risposte, hanno cominciato a scrutare le foto instagrammate di Renzi, sperando tra un contrasto e l’altro, di scovare almeno qualche particolare superstite in cui riconoscere se stessi. Quanto sconcerto nello scoprire che non ve ne era più traccia.

Cosa resta della sinistra nell’album fotografico patinato e artefatto in cui il premier ha racchiuso le istantanee della sua politica? Molto poco, e soprattutto non abbastanza perché quella gente troppe volte cornuta e mazziata dal Pd, eppure ogni volta disposta a tornare a farsi fregare con rinnovato stupore, persino quella gente trovi la voglia o il masochismo necessario per andare a votare.

Gli elettori sono saltati fuori dal profilo Instagram di Matteo e sono corsi a rifugiarsi nell’alveo scacciapensieri dell’astensionismo: quell’astensione che tutti hanno cercato di ‘intercettare’ ma che, nonostante le cimici piazzate a tappeto, nessuno è riuscito a capire cosa dicesse. Perché quando il partito non esiste più, se non come insieme occasionale in cui racchiudere corrotti e truffatori (vedi alla voce Mafia Capitale), o come schedario per tenere insieme una serie di patronati locali, o peggio ancora come catalogo di moda della collezione Renzi primavera-estate, il minimo che ci si può aspettare è che i già lungamente sodomizzati elettori optino per la diserzione, se non addirittura per un voto punitivo.

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