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Cervello, corteccia riprodotta in provetta. Aiuterà a studiare le malattie mentali

Pubblicato sulla rivista Nature Methods, il risultato si deve al gruppo coordinato da Sergiu Pasca, dell’università di Stanford. ''Le strutture della corteccia crescono fino a uno stato in cui esprimono connessioni che funzionano, permettendo di studiare e comprendere molte malattie mentali” ha detto Thomas Insel, del National Institutes of Health (Nih), che ha finanziato lo studio
Cervello, corteccia riprodotta in provetta. Aiuterà a studiare le malattie mentali
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La parte più complessa del cervello umano, la corteccia, è stata riprodotta in provetta. Il risultato sono minuscoli aggregati di cellule (chiamati organoidi) che riproducono in miniatura le funzioni della corteccia vera e propria, aprendo la strada alla possibilità di mettere a punto terapie genetiche personalizzate per numerosi disturbi psichiatrici.

Pubblicato sulla rivista Nature Methods, il risultato si deve al gruppo coordinato da Sergiu Pasca, dell’università di Stanford. ”Le strutture della corteccia crescono fino a uno stato in cui esprimono connessioni che funzionano, permettendo di studiare e comprendere molte malattie mentali” ha detto Thomas Insel, del National Institutes of Health (Nih), che ha finanziato lo studio.

La struttura, ha aggiunto, è molto meno complessa del cervello umano ma ci basta per studiare i disturbi dei circuiti del cervello all’origine di molte malattie psichiatriche. Per ottenere le strutture tridimensionali i ricercatori hanno usato cellule staminali pluripotenti indotte, ossia cellule bambine in grado di svilupparsi in ogni direzione, derivate da cellule della pelle umana.

Una volta immerse in un ambiente capace di stimolarne lo sviluppo, le cellule sono diventate neuroni e cellule gliali, che con i neuroni compongono il sistema nervoso centrale (cellule gliali). Le due famiglie di cellule si sono organizzate secondo l’architettura della corteccia del cervello umano. In particolare i neuroni si sono disposti in strati e hanno stabilito una rete di connessioni per comunicare fra loro.

L’articolo su Nature

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