La Liguria andrà anche veloce, come dicono i suoi manifesti elettorali, ma più la macchina è potente e più ha bisogno di benzina. Come fare, dunque, a portare a termine costose opere pubbliche in tempi di bilanci ridotti all’osso? Una soluzione creativa Raffaella Paita la va sbandierando da tempo e nei contesti più disparati. La parola magica è erogazione liberale. Tecnicamente una donazione, tracciabile e trasparente: il pubblico chiama a raccolta i privati, cittadini e imprese, e domanda una partecipazione economica a beneficio della comunità (detraibile dalle tasse). Piccolo problema: chi vigila sui potenziali conflitti di interesse?

L’ultimo campo su cui si gioca questa partita è un tema molto sensibile: l’alluvione. Tanto che la stessa delfina di Claudio Burlando, candidata alla poltrona di governatore malgrado i mal di pancia del suo stesso partito, ha annunciato pochi giorni fa che, nel caso in cui fosse eletta, non si ricandiderebbe se entro il 2020 non fossero portati a termine i lavori di messa in sicurezza del Bisagno. È in corso infatti l’allargamento del tunnel in cui il torrente, responsabile dell’ultimo disastro, scorre nel suo tratto terminale. Ecco, la progettazione dell’ultimo lotto è passata proprio attraverso questa procedura. Un metodo che lascia aperte molte domande. Una su tutte: come fare per evitare commistione tra le donazioni degli imprenditori e gli interessi che gli stessi hanno a partecipare ad appalti pubblici?

La vera prova generale di questa strategia, raccontata all’epoca dal Secolo XIX, viene varata prima della discesa in campo ufficiale di Paita. A presentare la richiesta di erogazioni liberali è il disastrato comune di Riomaggiore, borgo meraviglia delle Cinque Terre strozzato dal dissesto finanziario dopo l’arresto del suo ex sindaco, il Faraone Franco Bonanini, potentissimo ex presidente dell’ente parco arrestato nel 2010 nell’inchiesta “Mani unte. Oggetto del bando, firmato dal nuovo primo cittadino del comune ligure Franca Cantrigliani, con la regia dell’assessore regionale alle Infrastrutture Paita (originaria dello spezzino), la ricostruzione della Via dell’amore, il sentiero mozzafiato che collega Manarola e Riomaggiore, chiuso dopo una frana che a momenti uccideva una turista australiana.

All’appello risponde subito qualche ex turista americano. Ma i nomi più interessanti della lista sono due: Impregilo, colosso delle costruzioni, e Rocksoil, società leader nel campo degli scavi di tunnel e di proprietà della famiglia dell’ex ministro berlusconiano Pietro Lunardi. Due soggetti che lavorano a braccetto anche in un altro contesto: entrambi sono protagonisti nei cantieri del Terzo Valico (opera stimata in 6,2 miliardi di euro), Impregilo come socio di maggioranza di Cociv, il general contractor, e Rocksoil come assegnataria della realizzazione di quattro gallerie.

Tuttavia, anche la generosità ha un limite. In corso d’opera viene fuori che per mettere davvero in sicurezza la promenade ci vogliono milioni. Niente paura: alla vigilia delle elezioni europee del 2014 viene annunciato l’apertura di un tratto di 200 metri, grazie al reperimento di 2,3 milioni di euro sovvenzionati da Rfi (Rete ferroviaria italiana braccio infrastrutturale di Trenitalia, altro attore che si intende di materia ferroviaria). Il nastro viene tagliato un anno dopo, nell’aprile 2015, alla vigilia di una nuova tornata elettorale, questa volta regionale: durante la cerimonia la candidata Paita annuncia il reperimento di un’altra tranche da 1,5 milioni. Non solo. A proposito di erogazioni liberali: nientemeno che Oscar Farinetti lancerà un progetto di raccolta fondi presso la prestigiosissima sede di Eataly a New York.

È un modello che piace e funziona, si dicono negli uffici dell’assessorato, e permette di avviare lavori che altrimenti potrebbero rimanere al palo. Dunque, perché non replicarlo? Raffaella Paita nel frattempo ha preso su di sé la delega della Protezione Civile, rogna che l’ha portata a essere indagata per omicidio colposo e disastro colposo per non aver diramato l’allerta nel corso dell’ultima alluvione di Genova del 2014. Ed è proprio a seguito delle polemiche post disastro che la velocista della politica ligure lancia un nuovo bando. La polemica del momento sono i lavori lumaca della copertura del Bisagno, interventi che dovrebbero alleviare la pressione idraulica di un torrente costretto in una conduttura troppo stretta, che quando viene gonfiato dalle piogge esplode e semina morte. Sul tema interviene anche il premier Matteo Renzi, che prima incolpa le lungaggini del Tar e successivamente, ad aprile del 2015, sbarca a Genova per inaugurare l’apertura dei cantieri del secondo lotto. Lella Paita, nel frattempo, è andata veloce, anzi velocissima. E ha già trovato un privato disposto sobbarcarsi la progettazione per il terzo lotto. Chi? Impregilo.

Il meccanismo delle erogazioni liberali in altre regioni qualche problemino l’ha già causato. Per esempio, la giunta di centrosinistra del comune laziale di Formello è finita nell’occhio del ciclone per due donazioni da 10mila euro elargite dalla cooperativa di Salvatore Buzzi, arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Mondo di mezzo”. Luca Pastorino, candidato alle regionali che sogna di sorpassare Paita a sinistra, ha proposto su questi temi l’istituzione di un albo dei lobbysti abilitati a girare per gli uffici regionali. Resta da capire se la via ligure alle erogazioni liberali si imporrà come un modello per realizzare ciò che il pubblico non è (talvolta) in grado di permettersi. Se così sarà, oltre alla velocità, per non rischiare deragliamenti, prima o poi bisognerà pensare anche a come garantire un controllo.

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