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Del Debbio e i migranti che nutrono gli show

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Alla politica in crisi d’ascolto e ai talk show pure, non resta che azzannarsi sull’arrivo dei migranti, sul perché li ospitiamo, su dove li mettiamo, su come li paghiamo e che c’è disagio e bastanonsenepuòpiù.

L’altra sera, Piazzapulita e Quinta Colonna si contendevano il Salvini sfelpato (co’ ‘sto caldo) ma sempre più bollito, che in qualità di vendicatori dei poveri italiani vessati dall’Africa Korps ormai, in tv, meglio di lui strillano il coatto di Ponte Mammolo a Roma e la casalinga cotonata. Su Rete4, tre disperate signore di destra, una leghista, una forzista e un’alfanista stavano per prendersi per i capelli, ma quanto ad argomenti sul tema immigrazione si percepiva soltanto il canonico iolholasciataparlareoralasciparlareme.

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In questo indistinto rumore, giganteggia Paolo Del Debbio, vero topo nel formaggio della qualunque, docente di etica ed economia, insuperabile nel seminare zizzania tra gli ospiti subito dopo cazziati se, a un suo cenno, la cagnara non smette: adessobastaedovesiamo! Pratico nel chiamare la pubblicità (“fatemi fare un po’ di fatturato”), il professore perfeziona con successo il genere televisivo: assembramento di cittadini lasciati soli dallo Stato, assai richiesto dopo il declino delle interviste al citofono che non risponde e dell’inseguimento del politico che non risponde.

Capita la sera d’incontrare per la città capannelli di brave persone col bandierone e lo striscione che aspettano il collegamento con Del Debbio, ultima zattera anche per loro naufraghi dell’indifferenza.

Il Fatto Quotidiano, 13 maggio 2015

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