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Regionali Liguria, c’è anche “Fratellanza donne”: il partito con le quote azzurre

Il progetto è nato nel 2012 e si pone come obiettivo quello di "costruire un'alternativa alla destra e alla sinistra". La fondatrice e candidata governatrice Mirella Batini è figlia di Paride che fu console della Compagnia Unica (corporazione degli scaricatori di porto di Genova)
Regionali Liguria, c’è anche “Fratellanza donne”: il partito con le quote azzurre
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Un programma femminile, ma non femminista e le quote azzurre in lista perché anche gli uomini servono “nel progetto di costruzione di un’alternativa alla sinistra e alla destra”. “Fratellanza Donne”, partito in corsa per le elezioni Regionali in Liguria, si presenta così agli elettori. “In politica è terminato un ciclo e se ne apre uno del tutto nuovo che ancora non è bene definito”, spiega a ilfattoquotidiano.it la candidata governatrice Mirella Batini, maestra elementare di Genova e fondatrice con la sorella Silvia ed altre colleghe del “partito, del movimento, non so nemmeno io come definirlo”. “Noi vogliamo”, spiega, “che i cittadini ritrovino voce nei palazzi e tornino a contare”. Cittadini e cittadine insieme senza connotazione di genere: “Quasi la metà dei nostri iscritti, quasi 2.500 tra Genova e Savona, sono uomini e nelle nostre liste elettorali abbiamo adottato le quote azzurre. Ossia gli uomini sono presenti in misura significativa (cinque su tredici, ndr). La scelta che abbiamo davanti è, appunto, tra la fratellanza intesa come valore che unisce uomini e donne, e il materialismo non etico che ci ha ridotti in queste condizioni”. Batini racconta poi della difficoltà di raccogliere le firme per presentare le liste: “Molta gente avrebbe firmato ma aveva paura di mettersi contro il potere. Commercianti, artigiani erano incerti, ma ce l’abbiamo fatta”.

Fratellanza Donne è un progetto nato nel 2012. “Non abbiamo pregiudiziali di alcun genere”, continua Batini, “tranne una: la corruzione. Chi è coinvolto in scandali non può far parte del nostro movimento. Nel dubbio abbiamo rinunciato a un candidato che non ci sembrava perfettamente limpido”. Le similitudini con il Movimento 5 Stelle di Grillo sono chiare. Batini non le nega, ma puntualizza che Fratellanza Donne è un movimento orizzontale, dove “uno vale uno” ma nel rispetto delle rispettive competenze. La candidata è figlia di un personaggio scomparso sei anni fa e molto noto nel capoluogo : Paride Batini fu infatti console per trent’anni della storica Compagnia Unica che riunisce da sette secoli i “camalli” genovesi, gli scaricatori del porto di Genova. Una corporazione nata addirittura nel 1340, sopravvissuta, sebbene fortemente ridimensionata nel ruolo (è diventata un’impresa che fornisce braccia al lavoro portuale) e nei numeri. I camalli superstiti sono appena un migliaio e proprio contro la loro estinzione si è battuto per anni Batini tanto che alcuni lo ricordano come un “Landini ante litteram”.

“Il nostro obiettivo?”, continua Batini. “Riempire la Regione di competenze. Nelle nostre liste ci sono insegnanti, commercianti, artigiani, rappresentanti della sanità (medici ma anche infermieri) esperti di contabilità. Persone che possono confrontarsi con le decisioni assunte via Fieschi”. Per questo Fratellanza Donne ha proposto l’istituzione di “una seggiola del territorio”, un seggio vacante in giunta dove possano sedere, alternativamente, persone provenienti dal territorio che ne conoscono i problemi e possano parlare dei problemi della gente, rappresentandoli alla politica. “Non dico”, conclude, “che il governatore sia stato un dittatore, chiedo però che diventi una figura di garanzia, disposta ad ascoltare, a confrontarsi. Le decisioni finali spetteranno a lui e alla giunta, ma dovranno renderne conto all’opinione pubblica. Se anche il 31 maggio non ottenessimo un solo consigliere saremo comunque pronti a seguire i lavori di giunta e consiglio e a trasmettere ai cittadini tutte le informazioni in nostro possesso. Ogni martedì faremo il punto della situazione e dialogheremo con la gente di Liguria attraverso la rete, i comunicati stampa, i giornali e le televisioni. Leggo che si vorrebbe rendere non più pubbliche alcune sedute del consiglio regionale. Un’idea folle”.

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