Palazzo Chigi - conferenza stampa dopo vertice straordinario per naufragio migrantiIl ministro dell’esterno Angelino Alfano – collezionista di gaffe e incidenti di varia natura, dalla rivelazione sull’arresto dell’assassino di Yara al ben più grave caso Shalabayeva – ha duramente attaccato il leader della Lega, con i consueti argomenti ineccepibili e ragionamenti di granitico rigore: “Basta ascoltare Salvini e si capisce perché è un fuori corso. Uno che non si è nemmeno laureato nonostante i notevoli sforzi”. Naturalmente Alfano è laureato e pure in un’università teoricamente d’eccellenza – la Cattolica di Milano – eppure, nonostante il titolo prestigioso, l’ex amico B. lo definì, con chirurgica spietatezza, un senza quid.

E forse sfugge all’ex Guardasigilli che l’attuale ministro della Giustizia Andrea Orlando non dispone di laurea alcuna. Come Beatrice Lorenzin e Giuliano Poletti. Ma anche quando i ministri sono dottori, le cose non vanno meglio. Capita alla soave Maria Elena Boschi, “non sempre a suo agio con le materie costituzionali” come ha detto di lei Stefano Rodotà. La laurea (in legge a Brescia) e l’abilitazione da avvocato (a Reggio Calabria), non hanno salvato Mariastella Gelmini, ministro dell’Istruzione!; dallo scivolone sul tunnel tra Ginevra e il Gran Sasso nel 2011. E nemmeno, nel giugno dello stesso anno, da un clamoroso errore in una lettera ai maturandi nella quale ricordava il suo esame: “Ho scelto un tema su Fogazzaro, Palazzeschi e i crepuscolari. Argomenti che conoscevo bene”. Tanto bene da aver messo l’autore di Piccolo mondo antico tra i crepuscolari.

E dire che nel 2010 aveva dato dello “studente ripetente” a Pier Luigi Bersani (il quale per tutta risposta aveva pubblicato su Internet il suo libretto, tutto 30 e 30 e lode) suscitando le curiosità dei cronisti sul suo curriculum accademico. Alessandra Arachi aveva fatto una chiacchierata sul Corriere della Sera con il relatore di tesi della dottoranda Mariastella, Antonio D’Andrea, docente di diritto costituzionale all’università di Brescia. Ecco come ricorda la sua studentessa: “Mariastella Gelmini si è laureata almeno tre anni fuori corso con un voto di 100 su 110. Aveva scelto una tesi con un titolo accattivante: ‘Referendum d’iniziativa regionale’. L’argomento era bello, ma lei lo ha trattato in maniera davvero sciatta. Per quella tesi non ho voluto dare neanche un punto in più alla media dei voti. Non soltanto per come era stata scritta, a tirar via, ma soprattutto per come la Gelmini venne a esporla in sede di discussione”.

Per la famosa legge dell’orologio rotto, bisogna dar ragione a Salvini che ha risposto ad Alfano “meglio non avercele le lauree di Mario Monti ed Elsa Fornero”: visti i danni fatti dal governo dei professorini, non si può dargli torto. E comunque, (guarda cosa ci tocca dire), meglio Salvini di Oscar Giannino inciampato nella clamorosa balla su lauree e presunti master. Del resto Bossi, diplomato alla mitica scuola Radio Elettra, ha rifiutato una laurea honoris causa in Scienze delle Comunicazioni, liquidando l’iniziativa (sempre del ministro Gelmini,tout se tient) così: “Stupidaggini”.

Tipo la memorabile uscita del brillante ex viceministro Michel Martone: “Se non sei ancora laureato a 28 anni sei uno sfigato”. Del resto Eugenio Montale, un ragioniere che non aveva fatto studi classici né si era laureato ma aveva vinto il Nobel per la Letteratura nel 1975, giustamente notava in una famosa battuta che “gli analfabeti al giorno d’oggi sanno leggere”. Potremmo dire, nel caso dei nostri dotti politici e delle loro querelle sugli studi, “asinus asinum fricat”.

il Fatto Quotidiano, 11 maggio 2015

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