L’amministratore delegato di Rolex contro Renzi e Alfano. Gianpaolo Marini non accetta che chi ha devastato Milano in occasione dell’apertura di Expo sia associato al marchio di orologi. E così se la prende con le frasi del ministro dell’Interno e del premier, “Figli di papà con il Rolex”, comprandosi una pagina sui principali quotidiani nazionali.
Dopo la guerriglia urbana del primo maggio a Milano, era stata infatti diffusa l’immagine di una manifestante che stava imbrattando delle vetrine con bombolette spray. Aveva una sciarpa sul volto e un cappuccio in testa. Al braccio invece, si intravedeva un orologio. Da qui le dichiarazioni di Alfano: “Ieri in piazza ho visto farabutti con il cappuccio e figli di papà con il Rolex”, e di Renzi: “Mentre quelli col Rolex andavano a distruggere le vetrine loro si sono messi a pulirle”.
Che l’immagine del marchio Rolex risulti danneggiata dagli accostamenti del governo? Secondo Gianpaolo Marini è così. E, per di più, non è dimostrabile che quello al polso degli incappucciati vestiti di nero fosse un Rolex autentico: “Devo esprimere profondo rincrescimento e disappunto per l’associazione insita nelle Vostre parole fra la condizione di distruttori di vetrine e il fatto di portare un orologio Rolex al polso. Al di là del fatto che è altamente improbabile poter desumere un’affidabile identificazione come Rolex dell’orologio indossato dai facinorosi che stavano commettendo evidenti reati, credo che il dettaglio dell’essere o non essere quest’ultimo di marca Rolex, sia obiettivamente marginale rispetto al cuore delle vostre dichiarazioni. Purtroppo l’eco suscitata dalle vostre parole è stata straordinariamente vasta e ha prodotto l’inaccettabile affiancamento dell’immagine di Rolex alla devastazione di Milano e all’universo della violenza eversiva“. L’ad di Rolex ha voluto anche chiedere una rettifica dei diretti interessati: “Confido in una Vostra cortese dichiarazione di rettifica, con ossequi”.
Angelino Alfano, da parte sua, ha replicato così alla lettera di Marini: “Nessuna polemica, solo il modo, dopo foto e titoli dei giornali, per sottolineare una contraddizione e un’incongruenza nella protesta. Mi sorprende anzi che abbiano rifatto pubblicità”.
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