Al mattino Mr Bee, alla sera Richard Lee. Silvio Berlusconi gioca su due tavoli anche nella trattativa che dovrebbe portare alla cessione – parziale, a questo punto – del Milan. Dopo l’incontro di sabato mattina con il broker thailandese che sembrava aver chiuso l’affare con la maggioranza del club pronta a restare nelle sue mani e la minoranza da cedere alla cordata arabo-cinese, l’ex cavaliere ha aperto la fase 2. In serata è stata convocata la cordata cinese rappresentata da Richard Lee. Annullati tutti gli impegni politici, in agenda solo il calcio. E domenica mattina i soci del capofila cinese hanno varcato i cancelli di Villa San Martino, come riporta Gazzetta.it.

Nel pomeriggio arriva la smentita dell’ex premier in una nota inviata all’Ansa: “Nessuna trattativa in corso con cordate cinesi”. Ma di azioni confondenti se ne ricordano parecchie, nella vita di Berlusconi. A partire dalla politica con il ribaltone della Bicamerale D’Alema nel 1998. Ma anche sul versante calcistico, si ricorda l’inabissamento della trattativa per Alessandro Nesta, poi riaffiorata e chiusa nel giro di dodici ore. Dalla sera alla mattina. Come accade ora con la cessione del Milan. Sabato all’ora di pranzo, all’uscita dal summit con Mr Bee, aveva detto: “La mia preoccupazione è che il Milan torni protagonista in Italia, in Europa e nel mondo. Ho trovato in mister Lee (un lapsus, ma visti gli sviluppi mica tanto… nda) una persona seria che ha rispettato tutti gli adempimenti tecnici che prodromici alla stesura degli accordi e del contratto”. Per poi spiegare che con Mr Bee pensa di “poter fare buone cose continuando nel nostro rapporto”.

Sempre se ci sarà, un futuro. Perché a questo punto appare chiaro che Berlusconi non ha ancora preso una decisione. Nonostante una nota di Fininvest ieri dicesse che “la collaborazione proposta, ancora da definire in molti punti, prevede l’acquisizione da parte di una cordata finanziaria di una quota di minoranza e che il controllo del club rimanga saldamene nelle mani del Presidente Silvio Berlusconi e della Fininvest”. Che fosse più che concreta la possibilità di mantenere il 51% della società l’aveva ammesso lui stesso. Rimarrebbe in sella di minoranza ridando ossigeno alle casse della società e riuscendo a diminuire l’impegno personale nella gestione della società. Ma la corsa al pacchetto di minoranza è più che mai aperta, anche se il comunicato diffuso dalla Thai Prime di Taechaubol parla di “negoziato esclusivo” (non quello di Fininvest).

È stato quasi un blitz, quello della cordata cinese. Negli scorsi giorni si era vociferato di una pista mai chiusa, ma sembrava un pertugio o poco più visti i febbrili incontri con Mr Bee nel corso della settimana. E invece dopo aver salutato il broker all’ingresso del Park Hyatt Hotel, Berlusconi ha alzato il telefono per ascoltare i socie di Lee. Nessun accordo a trattare in esclusiva, quindi, ma solo una valutazione della proposta di 500 milioni. Prima, Berlusconi vuole vedere le carte dell’altro gruppo. Lo avrebbe comunicato stamattina nel faccia a faccia di Arcore. Altri giorni caldi sono all’orizzonte. Il Milan non si tinge né di arabo-cinese né di cinese e basta. Per ora, come negli ultimi ventinove anni, è tutto di Berlusconi. E deciderà lui, solo lui, con chi dividere la sua ‘questione d’amore’. To Bee or to Lee, questo è il problema.

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