La copertura che cede e fa passare la pioggia, i locali sporchi e allagati, segnalazioni assenti e un pubblico ridotto al minimo. Doveva essere uno dei gioielli di Expo 2015 e invece a poche ore dall’inaugurazione dell’Esposizione milanese, il padiglione del cluster Bio-Mediterraneo ha fatto registrare un vero e proprio flop. Si tratta della comune zona espositiva dedicata ad 11 Paesi del Mediterraneo, guidati dalla Regione Siciliana: al pronti via, però, ecco che lo stand è tutt’altro che agibile.

A cominciare dal tetto. “La copertura sarà anche suggestiva e gradevole, ma è poco funzionale: in più lascia passare la pioggia” spiega Dario Cartabellotta, responsabile unico del Cluster, che ha dovuto personalmente armarsi di scopa e paletta per spazzare lo stand, prima dell’inaugurazione, dato che è stato consegnato in pessime condizioni igieniche. Ma non solo: l’intera zona è praticamente nascosta. “Non siamo visibili – continua Cartabellotta – i visitatori ci cercano senza trovarci, la mancanza di segnali e del nome all’esterno non permette ai visitatori di capire cosa ci sia dentro questo grosso spazio”. È per questo motivo che nelle prime ore di vita di Expo, l’affluenza ai locali del Cluster è ridotta al minimo: sulle pareti esterne dello stand, infatti, non c’è nemmeno il nome, al contrario di quello che accade per tutti gli altri luoghi espositivi.

Una situazione che ha fatto sbottare Nino Caleca, l’assessore siciliano all’Agricoltura. “Noi abbiamo investito tre milioni di euro per lo stand del Cluster: se le cose non verranno sistemate entro poche ore non pagheremo un euro” minaccia. “È un errore gigantesco anche a livello politico: nel campo dell’alimentazione come si fa a nascondere i prodotti dei Paesi del Mediterraneo?” continua l’assessore regionale, che insieme ai rappresentanti delle altre undici nazioni ha inoltrato ai gestori di Expo una richiesta ufficiale per trovare immediatamente una soluzione.

Nel frattempo sui gestori di Expo e sulla Regione Siciliana piovono critiche. “Ancora una volta la Sicilia, grazie ai suoi rappresentanti, fa la figura dell’Armata Brancaleone, ove regnano incompetenza ed approssimazione” dice Ignazio Corrao, europarlamentare del Movimento Cinque Stelle. Per Corrao il prezzo pagato dalla Sicilia per Expo è superiore rispetto ai tre milioni di euro, impegnati dall’assessorato all’Agricoltura per lo stand del Cluster. “A quei soldi vanno aggiunti i costi per la selezione delle aziende affidata ad Unioncamere Sicilia e cioè un milione e 800mila euro” dice l’europarlamentare. Unioncamere Sicilia è guidata da Antonello Montante, presidente di Confindustria siciliana, attualmente indagato per concorso esterno a Cosa Nostra dalla procura di Caltanissetta.

Per coordinare la partecipazione della Regione Siciliana all’Expo, invece, il governatore Rosario Crocetta ha scelto Sami Ben Abdelaali, ex vice capo di gabinetto dell’assessorato all’Agricoltura, oggi nominato consigliere diplomatico del presidente. Prima di entrare nei ranghi dell’amministrazione siciliana, Ben Abdelaali era senatore in Tunisia con il Raggruppamento costituzionale democratico, cioè il partito dell’ex dittatore Ben Alì, condannato a 90 anni di carcere per i crimini commessi dal suo governo, dopo essere stato cacciato durante la Primavera Araba. “La rivoluzione siciliana targata Rosario Crocetta ha resuscitato nemici di un’altra rivoluzione: quella tunisina” scriveva il blogger Rabih Bouallegue, uno dei narratori sul web della Primavera Araba.

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