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Niger, le contraccezioni coloniali

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Nigeria, ancora dramma di spose bambine: il divorzio di MaimunaSi chiama Animas Sutura. Un nome quasi religioso per declinare l’Associazione Nigerina di Marketing Social. Sutura invece è il cognome delle pillole contraccettive fabbricate in Nigeria. Da lì sono immesse sul mercato dei controlli demografici tramite le farmacie e i Centri Integrati di Salute. Di marketing infatti si tratta con un finanziamento della fondazione Bill e Melinda Gates. Detta Fondazione esporta valori universali prestampati negli Stati Uniti. Le iniezioni contraccettive sono il complemento dei preservativi e delle pillole Sutura. Saranno cavie una cinquantina di villaggi in zona rurale, 184 farmacie e un certo numero di depositi di medicine. La bomba demografica ‘P’ tanto temuta è, secondo i demografi, in fase di ridimensionamento. Il Niger ha una superficie di 1.267.000 km² e una popolazione stimata a 19 milioni. Il deserto occupa i due terzi della superficie. Antica colonia francese il Paese ha finto di diventare indipendente nel 1960.

La contraccezione è mentale e simbolica. Si impone da sè come ineluttabile e naturale. Modelli violenti perché frutto del pensiero unico. L’occidente del declino che confisca e sequestra il futuro del mondo. Le agenzie onusiane sono il cavallo di Troia delle politiche di chi le sostiene e finanza. Le Fondazioni creano progetti da loro e per loro concepiti. Riproducono un mondo senza qualità a loro immagine e somiglianza. Sistema necrofilo sotto mentite spoglie per vacanze rese complicate dal terrorismo globale. Il bello è che le complicità si annidano pure qui. Spazzati via gli intellettuali e resi innoqui i profeti restano solo i migranti a disturbare la navigazione di crociera del sistema. I presidenti viaggiano in aereo e quando possono danno conferenze nelle università del Nord. I poveri sono facilitatori di progetti che le Ong adattano agli umori mutevoli dei benefattori. L’eliminazione dei poveri è al cuore della contraccezione nel Niger e nel Sud del mondo.

Le multinazionali usurpano il potere del popolo. Chi decide non ha ricevuto nessun mandato democratico. Il potere finanziario e quello politico sono in simbiosi e quest’ultimo assicura la copertura del primo. I politici vengono dalla finanza e i finanzieri fanno i politici con i voti rubati ai poveri. Le risorse del Niger hanno fatto una brutta fine. L’oro dei Re Mida è il pretesto per dare lavoro a migliaia di bambini che nascondono gli anni nelle buche di terra scavate a mano. Il petrolio ha generato centinaia di inediti e improbabili distributori che consentono di vendere la benzina comprata altrove. Il paesaggio della savana si compiace con le pompe di gasolio ai pannelli solari per far funzionare la luce. Total e Oriba si contendono il mercato cittadino e rurale. Invece di visitare il parco con le giraffe oggi si fa gratis il safari dei distributori. Il Niger produce e vende petrolio da qualche anno. I contratti di compravendita hanno fatto naufragio nel mare di Cina.

L’uranio è un caso a parte. La ditta francese Areva che lo ha sfruttato per vari decenni si scopre in crisi. Gli investimenti promessi sono stati disattesi. Le falde acquifere e quanti di questo vivono ringraziano il cielo o chi per esso. La contaminazione ha già avvelenato le generazioni future e anche quelle presenti. La strada dell’uranio, che doveva assicurare lo sviluppo della zona, è ormai senza sbocco. L’acqua di Niamey è privatizzata e gestita dalla multinazionale francese Veolia. Il fiume Niger passa lento e anche nella stagione secca c’è un dio a parte che lo riempie. Le bollette della ditta arrivano puntuali come il vento di stagione. La gente compra l’acqua al dettaglio da carretti spinti a mano da specialisti con l’imbuto ambulante. Le pompe d’acqua sono rare e i rubinetti vengono contesi dalle bimbe nei cortili del quartiere. L’acqua minerale viaggia in bottiglie di plastica tascabile. La sua purezza offre le garanzie per essere consumata anche da donne incinte.

E’ da tempo che nel Niger le cipolle crescono bene. Nel paese se n’è incentivata la produzione e curata la qualità. Le cipolle sono uno dei prodotti da esportazione. Le lacrime per ora non sono commerciabili.

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