Altri 2 punti di penalizzazione e nuovi rinvii per il salvataggio del Parma Calcio, che ormai sembra una missione impossibile, non tanto per la classifica, quanto per il piano di risanamento promesso dal presidente Gianpietro Manenti, che per ora ha solo portato in tribunale i bilanci degli ultimi tre anni in vista dell’udienza prefallimentare del 19 marzo. La nuova penalizzazione del Tribunale federale fa precipitare la squadra da 11 a 9 punti per le inadempienze nei pagamenti dei calciatori e ha disposto inoltre l’inibizione per 4 mesi per l’ex presidente Tommaso Ghirardi e l’ex ad Pietro Leonardi. La cosa più grave però è che per il Parma Calcio non sembra esservi una via d’uscita dal fallimento.

Le casse della società ormai sono vuote: la perdita da dicembre 2014 a febbraio è cresciuta di altri 6 milioni e mezzo, per un totale che si aggira intorno ai 57 milioni di euro. E nonostante le parole di Manenti, per ora non ci sono nuove risorse in arrivo. A rivelarlo è Roberto Giuli, presidente e ad di Energy T.I. Group e socio di minoranza del Parma Fc per il 10 per cento, che nell’assemblea dei soci convocata venerdì ha avanzato la richiesta di ricapitalizzare la società. Manenti però ha rimandato tutto al giorno dell’udienza al Tribunale di Parma. “Abbiamo chiesto di mettere nuovo capitale – ha spiegato all’uscita dal centro sportivo di Collecchio – Ma Manenti ci ha chiesto di aspettare il 19 marzo. Come soci di minoranza abbiamo votato contro, ma ormai non c’è più molto da fare”. Di fronte alla richiesta di garanzie avanzata dagli altri presenti, il numero uno del Parma Fc ha assicurato, come fa da giorni, di avere pronto un piano di risanamento e anche del denaro per sanare parte del debito. “Ci ha detto che i soldi ci sono – ha continuato Giuli – e che si impegna a pagare, ma solo se il Tribunale deciderà di non far fallire il club”.

L’ennesima promessa e l’ennesimo rinvio, che però non lascia molte possibilità. Il 19 marzo i giudici dovranno decidere se accogliere l’istanza di fallimento avanzata dalla Procura, che intanto prosegue l’indagine per bancarotta fraudolenta che vede indagati anche gli ex vertici della società Ghirardi e Leonardi. Si cerca di far luce sul debito lordo di circa 200 milioni di euro lasciato in eredità al club, ma anche sugli strani movimenti di denaro e di affari intorno al Parma Calcio. Come le case che venivano fatti acquistare ai giocatori in cambio dei contratti prolungati con la società. Gli appartamenti, che secondo quanto riporta la Gazzetta di Parma erano di un’immobiliare che fa capo al padre di Ghirardi, si trovano tutti a Carpenedolo, nel bresciano, paese natale dell’ex presidente, e a comprarli sarebbero stati calciatori come Cristian Zaccardo, Nicola Pavarini (che però ha smentito la notizia), Cristiano Lucarelli, Stefano Morrone, e i dirigenti Leonardi e Antonio Preiti.

Le speranze per la salvezza del club le portano avanti ormai solo i giocatori, che scenderanno in campo domenica contro il Sassuolo, e i tifosi, che continuano a sostenere la squadra al di là della certezza della retrocessione. Tre di loro, arrivati a Parma apposta da Asolo, nel trevigiano, giovedì hanno comprato all’asta giudiziaria per 1.400 euro le panchine in cui si sedeva Roberto Donadoni, contendendosele fino all’ultimo con il medico ufficiale della squadra, Andrea D’Alessandro, che è riuscito ad aggiudicarsi anche alcune attrezzature sportive pignorate da Collecchio. Tutto materiale che ora tornerà al suo posto, nella sede del Parma, in attesa che si decida il destino della società.

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