Il mondo FQ

Gambia, pescatori arrestati: uno rilasciato, il capitano ancora in cella

Scarcerato Massimo Liberati, il direttore di macchina del peschereccio IdraQ. Il comandante Sandro De Simone resta in attesa del pagamento dell'ammenda
Gambia, pescatori arrestati: uno rilasciato, il capitano ancora in cella
Icona dei commenti Commenti

La Farnesina rende noto che le Autorità del Gambia hanno scarcerato Massimo Liberati, direttore di macchina del peschereccio Idra Q, arrestato in Gambia il 2 marzo scorso con il comandante, Sandro De Simone che, invece, resta in carcere in attesa del pagamento dell’ammenda.  I due erano stati arrestati con l’accusa di utilizzo di reti da pesca non conformi alla regolamentazione del stato africano.

Il rilascio di Liberati – spiega la Farnesina – è avvenuto dietro presentazione da parte dell’armatore di adeguate garanzie finanziarie di pagamento dell’ammenda comminata dal giudice di Banjul. L’Ambasciatore a Dakar ha parlato con Liberati, che si trova in buone condizioni ed ha informato la moglie.  Le autorità del Gambia hanno stabilito che il Comandante De Simone, in quanto responsabile dell’imbarcazione, resti invece carcere fino all’avvenuto pagamento dell’ammenda. La nostra Ambasciata a Dakar – conclude la nota – “continua a seguire con la massima attenzione la vicenda e in serata è previsto l’arrivo a Banjul del Vice Ambasciatore Fornara”.

“Il carcere è una pena troppo crudele rispetto al reato che avrebbero commesso. La Marina del Gambia li accusa, infatti, per una sola rete da pesca, trovata sul ponte di coperta il 12 febbraio durante un’ispezione, con le maglie strette 68 millimetri invece di 70, la misura massima consentita. Per 2 millimetri di differenza li hanno messi in prigione”. A dirlo, in un colloquio con il Corriere della Sera, è Gianna De Simone, moglie del comandante di pescherecci Sandro De Simone che dal 2 marzo scorso è recluso nel penitenziario di ‘Mile Twò a Banjul, la capitale del Gambia, insieme al suo direttore di macchina Massimo Liberati.

“Ho più paura oggi che nel ’92, quando mio marito finì nelle mani dei pirati somali. Rimase sequestrato per un mese, all’epoca, in attesa che dall’Italia la sua compagnia pagasse il riscatto per liberarlo. Ma almeno i pirati somali – racconta la donna – gli facevano telefonare a casa due volte alla settimana e alla fine nacque quasi una fratellanza tra di loro, mangiavano insieme, a bordo, il pesce pescato. Questa volta, invece, è buio fitto”.

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione