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Grecia, perché il Parlamento tedesco deve decidere il suo futuro?

Grecia, perché il Parlamento tedesco deve decidere il suo futuro?
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Oggi i deputati tedeschi voteranno sull’ok all’estensione di quattro mesi sul debito greco in base all’ok di massima dato dall’Eurogruppo e in cambio di un cospicuo pacchetto di riforme promesso dal nuovo governo Tsipras. Ma perché i tedeschi devono decidere sui greci?

L’Eurogruppo – ovvero i diciotto ministri delle finanze dell’area euro – hanno già dato l’ok. Anche la Commissione europea, la Bce e l’Fmi hanno alzato il pollice, anche se con qualche riserva. Ma tutto questo non basta. Per legge, alcuni Paesi europei – tra cui Germania e Paesi Bassi – prevedono un passaggio parlamentare per approvare simili questioni di bilancio. Ecco che un voto contrario – al Bundestag tedesco tanto per fare un esempio – non bloccherebbe tutto automaticamente ma costituirebbe un serio intoppo politico alla proroga concessa con tanta fatica alla Grecia, visto che il parlamento tedesco sconfesserebbe apertamente il proprio governo.

A questo punto la domanda – volutamente un po’ ingenua – è questa: perché un parlamento nazionale deve pronunciarsi su una questione che riguarda un altro Paese? Perché i soldi sono anche loro – si obietterà. Ma il punto è un altro: una decisione che riguarda “una parte d’Europa” (la Grecia) beneficiaria di prestiti “europei” (dei Paesi della zona euro) dovrebbe dipendere solo dalla volontà di questi Paesi espressa a maggioranza, insomma non soggetta a questo o quel veto politico indiretto (tedesco, olandese etc).

Il luogo naturale della conferma democratica di una decisione riguardante l’estensione concessa alla Grecia dovrebbe quindi essere il Parlamento europeo, assemblea democraticamente eletta da tutti i 28 Paesi europei – anche dai greci – che rappresenta l’unica Aula espressione diretta dei cittadini europei considerati nel loro insieme, e non solo delle tasche dei tedeschi o di quelle dei greci. Il problema – si obietterà questa volta – è che non tutti i 28 Paesi rappresentati dal Parlamento europeo hanno prestato dei soldi alla Grecia perché non tutti fanno parte dell’eurozona. Insomma, ancora una volta si paga l’incompiutezza di un progetto politico – e non solo economico – iniziato sessant’anni fa e che miopie politiche ed egoismi nazionali hanno rallentato fino ad oggi.

In un mondo ideale, all’interno di una comunità (Ue), il salvataggio di un suo membro (Grecia) dovrebbe essere deciso in modo comunitario (parlamento europeo) e non tra pochi membri (eurogruppo) e senza veti particolari (parlamento tedesco). Ma l’Europa non è un mondo ideale, almeno non ancora.

Twitter: @AlessioPisano

www.alessiopisano.com

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