“La nostra amministrazione sta lavorando affinché si possano attuare idee e progetti che contribuiscano concretamente al rilancio dell’economia dei nostri Comuni e a questo scopo è stato approvato il progetto «Alla riscoperta del genius loci di Atella» che consentirà di accedere ai fondi stanziati dalla Regione nell’ambito degli interventi di promozione e diffusione dell’immagine culturale della Campania. Lo scopo è far rivivere l’ex Municipio di Atella rendendolo il fulcro della valorizzazione del Parco Archeologico attraverso una serie di iniziative come l’organizzazione di eventi, convegni e rappresentazioni teatrali; la promozione di un parco urbano denominato «Il cuore verde di Atella»; l’attivazione degli spazi del museo del parco archeologico e la promozione delle eccellenze locali e dell’artigianato”.

Erano i primi giorni dello scorso settembre quando il sindaco di Sant’Arpino, piccolo comune del casertano, Eugenio Di Santo, presentò il suo programma per un’area strategica nel suo Comune. Quella del Parco archeologico, istituito quasi all’estremità est del centro urbano, proprio in coincidenza dell’abitato romano. L’occasione, l’incontro con il consigliere regionale, Angelo Consoli, l’Assessore regionale a Turismo, Personale, Enti Locali e Beni Culturali, Pasquale Sommese e il consigliere provinciale Luigi Meditto, oltre ai sindaci delle confinanti Succivo e Orta di Atella. Di fronte all’ex Municipio di Atella, liberato dai pannelli di legno e di acciaio che lo circondavano, ripulito dalla vegetazione infestante e dalle immondizie che la prolungata incuria aveva fatto prosperare. Intenzioni nobili quelle del sindaco. Che vorrebbe affidare l’area in gestione a privati “attraverso un bando pubblico a cui potranno partecipare cooperative e associazioni che possano valorizzarla e sostenere i costi di manutenzione necessari”.

sant arpinoL’ex Municipio, nel quale è previsto il Museo archeologico di Atella e terreni retrostanti, nei quali si conserva l’area archeologica dal 2010 ufficialmente diventati Parco archeologico, sono là. Monumenti, incompleti, di un tentativo finora fallito. Nonostante l’entusiasmo per le scoperte del 1966, rapidamente sopito dopo il termine delle indagini per mancanza di fondi e il fallimento del Consorzio archeologico atellano, nato sognando la realizzazione del Parco archeologico. Nonostante la costituzione di associazioni ed istituti come l’Istituto di studi atellani, l’Archeoclub di Atella e la Pro Loco di Sant’Arpino, sorti per dare impulso all’archeologia atellana. Nonostante nel novembre 1996 il Comune avesse approvato il protocollo d’intesa per il Parco, sottoscritto tra Ministero dei Beni culturali, Soprintendenza archeologica per le province di Napoli e Caserta e Comune di Sant’Arpino. Nonostante nell’agosto 2003 la Regione Campania avesse deliberato l’assegnazione di 4.878. 000 euro quale finanziamento per la realizzazione del Parco. Nonostante quella cifra fosse stata suddivisa in due moduli, il primo denominato “Museo Archeologico di Atella e sistemazione aree esterne museo”, per l’importo di 2.450.000 euro, e il secondo denominato “Parco archeologico di Atella e restauro del Castellone” per 2.428.233 euro.

terme di atellaNonostante i lavori del primo modulo iniziati nell’ottobre 2005 fossero terminati nel 2009. Nonostante il modulo due fosse preceduto dall’occupazione parziale dei terreni, pari a circa 65 mila metri quadrati dei circa 240 mila complessivi. Nonostante che, dopo la campagna di indagini geofisiche del 2006 su un’area di circa cinque ettari, nel gennaio 2010 avessero preso avvio gli scavi archeologici con la scoperta di un complesso termale, in opera laterizia con specchiature in opera reticolata, nelle vicinanze del foro. Ancora, nonostante proprio quel rinvenimento avesse permesso, nel luglio 2012, di connotare l’area come parco archeologico, come scriveva la Soprintendente per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta al Comune di Sant’Arpino. Nonostante la maggior parte di queste circostanze sembrasse indirizzare questa storia verso un esito positivo. Che finora non c’è stato. Terminati i fondi per il Parco archeologico senza poter realizzare le opere prescritte dalla Soprintendenza archeologica, a partire dalla copertura dell’area scavata. Così le erbe spontanee hanno potuto crescere indisturbate. Contribuendo al crollo delle suspensurae dell’edificio termale. Provocando il distacco delle tessere dei mosaici pavimentali, il deterioramento delle creste dei muri. Mentre in alcuni ambienti l’acqua piovana ristagna. Portati quasi a compimento i lavori di ristrutturazione all’ex Municipio, ma senza che si decidesse cosa farne. In attesa che lo si faccia numerosi gli atti di vandalismo, i tentativi di furto.

Nel centro campano nel quale l’abusivismo edilizio è una piaga evidente, che si è deciso di sanare con l’ennesimo condono, il Parco archeologico circondato da un vasto polmone verde può ancora costituire l’espediente per riequilibrare una situazione più che incerta. Proprio per questo, per non sprecare il lavoro svolto fino al 2010, tante associazioni locali qualche giorno fa hanno deciso di riunirsi per manifestare la loro preoccupazione. Nonostante lo spot del sindaco.

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