Al menzionare l’Estonia ribattezzata giustamente E-Stonia, credo che in molti avrebbero bisogno di una carta geografica, o quantomeno di googleare per sapere dov’è questo Paese che se per la media evoca solo neve, freddo e ex-regime sovietico, in realtà è tra gli Stati più innovativi d’Europa, che ha fatto del digitale la leva del proprio sviluppo.

In Estonia, già nel 2000 la firma elettronica aveva lo stesso peso giuridico di quella autografa; in Italia, 10 anni e 6 tra Leggi, Decreti e Direttive dopo, esiste (per fortuna? almeno?) una tabella che “chiarisce” alcuni punti ancora oscuri perché, per stessa ammissione dell’Agenzia per l’Italia Digitale “coloro che desiderano dotarsi di un dispositivo di firma digitale spesso hanno difficoltà a capire a quale certificatore rivolgersi”.

Nel 2005, primi al mondo, gli estoni hanno tenuto elettronicamente le proprie elezioni nazionali e due anni dopo hanno applicato l’i-Voting per le parlamentari. E perfino senza una piattaforma della Casaleggio e associati, urla incluse.

In Italia, è buona norma un giro nei cassonetti a fine tornata elettorale, per poi fare ricorso e procedere a un nuovo conteggio. E se si è un italiano all’estero la trafila burocratica è piuttosto impegnativa e passa prima di tutto dall‘iscrizione all’Anagrafe Italiani residenti all’Estero (A.I.R.E.), se poi si è residenti in Italia ma temporaneamente all’estero, esercitare un diritto significa andare a mettere una scheda cartacea in un box – viaggio annesso e pagato – o non votare.

Niente a che vedere con l’i-Voting estone, sistema che consente agli elettori “di recarsialle urne da qualsiasi computer collegato a Internet, ovunque nel mondo. Già, da qualsiasi computer, ovunque nel mondo: non solo una strada spianata per chi ha deciso di fare del nomadismo digitale il proprio stile di vita e di lavoro, ma anche il riconoscimento di una prospettiva sociale ed economica cosmopolita, aperta e connessa.

Non si tratta solo di comodità da click, ma grazie alla tecnologia di attrarre investitori, favorire l’imprenditorialità, comprimere i costi dando maggiori servizi, rendere semplice la burocrazia, in una parola di innovare.

In Italia si parla tanto di innovazione, ma l’agenda digitale resta sempre lettera morta e gli obiettivi europei per il 2015 ancora molto lontani. Insieme a Grecia, Bulgaria e Romania siamo il fanalino di coda nell’utilizzo di Internet.

Eppure l’Estonia dimostra che si può fare e non solo: nel 2014 il 95% di tutte le dichiarazioni fiscali estoni sono state depositate elettronicamente e da poche settimane ha preso il via un progetto di residenza digitale, l’e-residency, per favorire investimenti stranieri grazie alla gestione online a distanza di un business: dalla registrazione alla gestione d’impresa, dalla firma dei documenti alla conclusione di transazioni digitali in sicurezza, senza dimenticare il rapportarsi via Internet con la pubblica amministrazione. Il governo estone spiega lo scopo in poche righe: “la residenza digitale è rendere la vita più facile, utilizzando servizi elettronici sicuri che sono accessibili agli estoni già da anni. Aprendo alla e-residency, ci stiamo muovendo verso l’idea di un Paese senza confini”.

La procedura per ottenerla è semplice quanto lo scopo per cui è stata concepita e lancia l’Estonia come patria per gli startupper e i nomadi digitali, incoraggiando e sostenendo davvero nuovi stili di vita e di lavoro.

di Marta Coccoluto

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