“Il Museo Archeologico dei Campi Flegrei, inaugurato nel 1993, è ospitato all’interno di una fortezza di età aragonese, opportunamente restaurata ed adeguata alla nuova destinazione espositiva, collocata sulla sommità dell’alto promontorio che chiude a Sud il golfo di Baia e dal quale si domina l’intero golfo di Pozzuoli e le isole di Capri, Ischia e Procida. Nel museo sono esposti reperti archeologici unici e di straordinario valore provenienti dai Campi Flegrei, un territorio la cui fama, legata all’amenità dei luoghi e alla salubrità delle sue sorgenti termali e del clima, è celebrata e tramandata anche nelle fonti antiche”. Così viene descritto lo spazio espositivo sul sito online del Circuito Informativo Regionale della Campania per i Beni Culturali e Paesaggistici. Sembrerebbe un invito alla visita. Ma è sufficiente andare sull’orario di apertura e poi sugli avvisi e quindi al servizio di biglietteria, per rendersi conto che entrare al museo e alle Terme di Baia è poco meno che un impresa.

Si può entrare dalle 9,00 alle 13,00 dal martedì alla domenica, mentre lunedì l’ingresso è off limits. Ma non tutti i giorni si può vedere “tutto”. Nei giorni festivi garantita la fruibilità di una sola sezione espositiva, a causa di carenza di personale. Mentre nei feriali, per carenza di personale di vigilanza e con la presenza in sala dei restauratori del locale ufficio, tra tutte le sezioni del museo sono aperte quelle di Cuma, di Pozzuoli e di Rione Terra, ma sono chiuse le altre sezioni per ragioni di sicurezza. Ma non è tutto. Purtroppo. Le modalità di accesso indiziano, giustificandoli, diversi dati negativi prodotti da questa potenziale fabbrica della cultura antica. L’ingresso è libero dal martedì al venerdì, giorni nei quali la biglietteria del Castello di Baia è chiusa. Si paga invece il sabato, la domenica e i festivi. Ma con un biglietto cumulativo, del costo di 4 euro, è possibile visitare anche l’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli il Parco Archeologico di Cuma. Non è una situazione recente. Si va avanti così dal 14 luglio 2013. Con orari di visita più che limitati e una gestione dei ricavi assolutamente inadeguata. Senza contare una fruizione parziale delle collezioni. Chiusa la sezione museale di Liternum, come quella di Baia. Allo stesso modo di quella della Torre Tenaglia con le ricostruzioni del sacello degli Augustali e del ninfeo di Claudio. Le criticità riguardano anche i servizi. Insomma, bar e punti di ristoro. Realizzati come da progetto di riqualificazione, ma ancora inutilizzati. Dopo sei anni si è ancora in attesa dell’affidamento in concessione a privati.

Interno Museo archeologico dei campi flegrei

Tra le ragioni dei tanti disservizi la mancanza di custodi, il mancato pagamento di straordinari a loro, oltre che ad operai e restauratori. Insomma come spesso accade una questione di fondi, si sostiene. Eppure con ben altre ambizioni venne inaugurato nel dicembre del 2008, alla presenza di un nutrito drappello di autorità, addirittura del Presidente Napolitano. Ambizioni corroborate da esperti di una apposita Commissione Mibact, secondo i quali il Museo Archeologico di Baia era “il più bello d’Italia”. Vanagloria. Svanita. Nonostante i 12 milioni di euro disposti dalla giunta regionale nell’ambito del Pit “Grande attrattore culturale dei Campi flegrei”. Nel 2009 la struttura aperta per soltanto nove giorni, poi la chiusura. Fino all’ottobre 2010 quando il museo riaprì le porte. Per mostrarsi nel nuovo allestimento, con materiali provenienti dai depositi del Museo archeologico nazionale di Napoli ed altri recuperati negli scavi dell‘Università Federico II, dell’Orientale e del Centre Jean Bérard. Nuove ambizioni. A quanto sembra miseramente fallite. Il museo che avrebbe dovuto costituire una porta aperta sul territorio flegreo, sulla sua storia antica, continua ad essere un corpo quasi avulso dal contesto. Uno spazio intermittente. Da visitare tra una chiusura e l’altra. Peraltro “parzialmente”.

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