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Sanità pubblica in mani private

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In Regione Lombardia da tempo è in atto una volontà di passaggio da una sanità pubblica ad una privata. Fermo restando di essere assolutamente d’accordo su una competizione fra pubblico e privato in cui le regole ed i controlli li equiparano da un punto di vista economico e di indicazioni mediche, resto basito sulla volontà vera, che coinvolge qualunque formazione politica, di passaggio alla sola sanità privata con diversi disegni ben studiati.

Nel luglio 2012 partecipai ad un convegno dove erano presenti, fra gli altri, Luca Cordero di Montezemolo e Diego Della Valle in cui Rodolfo De Benedetti, che ha nella Holding di famiglia una società sanitaria dal nome Kios disse: “Abbiamo fatto una mappa del Paese dove andare ad operare, non abbiamo scelto le regioni dove lo Stato paga a 4-5 anni perché non potevamo essere sudditi dello Stato”.

Nel luglio 2014 c’è stata una delibera della giunta regionale lombarda, capitanata da Roberto Maroni che ha preso il posto di Roberto Formigoni nel 2013, in cui si permette a Lombardia Informatica a rilasciare ad enti esterni, non solo pubblici, il datawarehouse di diecimilioni di cittadini italiani.

Ora si scopre che l’immenso patrimonio pubblico immobiliare del Policlinico di Milano potrebbe essere gestito da una fondazione privata che nascerà sulla spinta di Cl, la Sviluppo Ca’ Granda.

Questo mentre la sanità pubblica italiana è spesso presa come esempio di bene comune a volte in eccesso di benevolenza rispetto alla realtà. Ma occorre continuare a proteggerla. Occorre accettare la competizione con il privato con controlli seri e con decisioni sulle scelte non prese solo da amministratori con interessi politici se non personali. I cittadini sono e devono continuare a rimanere i padroni della loro salute e dei loro dati sanitari.

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