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Marianna Madia, dalla denuncia al silenzio: sulla lobby di Renzi non risponde

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“Nel Pd a livello nazionale ho visto piccole e mediocri filiere di potere. A livello locale, e parlo di Roma, facendo le primarie dei parlamentari ho visto, non ho paura a dirlo, delle vere e proprie piccole associazioni a delinquere sul territorio”. A pronunciare il pesante j’accuse ai quadri dirigenti del Pd era, nel giugno 2013, Marianna Madia, giovane deputata Pd alla seconda legislatura. Inizio politico da veltroniana di ferro. Sul Fatto quotidiano, con il collega David Perluigi, riportammo, in esclusiva, quelle frasi che altrimenti sarebbero rimaste riservate solo a chi partecipò a quel dibattito. Madia, oggi, è la responsabile del dicastero della Pubblica Amministrazione nel governo di Matteo Renzi. Dopo quelle parole di fuoco, diventata ministra, Madia ha vestito i panni della composta donna di partito.

Per la Gabbia, La7, mi sono occupato della Leopolda, raccontando i finanziatori e amici di Renzi finiti nelle aziende di Stato. In video, oltre ai silenzi di Boschi e Lotti, è finito Alberto Bianchi, avvocato civilista di Renzi, consigliere Enel dal maggio scorso, presidente della fondazione Open che organizza la Leopolda. Le domande non le ha digerite chiudendo l’intervista con una frase degna di menzione: “O si leva di torno o chiamo la polizia”. Domande e interrogativi che ho posto anche alla ministra Madia che le ha archiviate con un renziano: “Oggi è il giorno delle proposte e non delle polemiche”.

In questo video tre minuti di domande senza risposta, ricordando Rino Gaetano (oggi l’anniversario della nascita) e quel suo: “Partono tutti incendiari e fieri, ma quando arrivano sono tutti pompieri”.

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