Sono almeno quattro milioni i consumatori italiani che chiedono negozi in prossimità e prodotti sani nel rispetto della tradizione. Gli stessi che cercano sempre più insistentemente un rapporto diretto con i produttori. A spiegarlo è stato, in occasione del Salone del Gusto di Torino, il presidente nazionale della Cia (Confederazione italiani agricoltori) Dino Scanavino: «Nel nostro Paese si parla poco dell’agricoltura familiare – ha detto – un segmento, invece, molto interessante che va ben oltre i freddi riscontri economici».

Questo settore dell’agricoltura, mosso da un profondo senso etico, trae la sua forza dalla diversità produttiva, dalla vocazione multifunzionale dell’azienda agricola e dal rapporto fiduciario tra consumatori e agricoltori. Numericamente tutto questo si traduce in 30 miliardi di euro all’anno, tra vendita diretta, agriturismo, e attività connesse.

Quanto ai negozi in prossimità, «si è pensato che fossero superati – ha aggiunto Scanavino – che non vi fosse una domanda, e la tendenza è stata quella di concentrarsi su iper e supermercati, magari all’interno di più vasti centri commerciali. Invece, un recente studio che abbiamo realizzato insieme al Censis ha evidenziato come negli ultimi cinque anni abbiano aperto oltre 100 mila piccoli negozi di frutta, verdura e generi alimentari. Poco conta se la maggior parte di questi esercizi ha un titolare straniero: il fatto è che ci sono almeno 4 milioni d’italiani che si rivolgono al punto vendita sotto casa. Del resto, il tessuto sociale del nostro Paese è fatto di una grande quantità di anziani che hanno problemi logistici».

Tipicità, biodiversità e agricoltura familiare possono quindi rappresentare un modello che potrà rivelarsi vincente: «Questo mio ragionamento – precisa però il presidente della confederazione – non boccia l’agricoltura convenzionale, quella fatta di grandi produzioni anch’esse di qualità, sia per il mercato interno che per le esportazioni, tantomeno indica nei prodotti tipici, nella vendita diretta e nei piccoli negozi di prossimità la soluzione che porterà ad un grande sviluppo dell’agricoltura e dell’agroalimentare italiano. Però, credo che con la valorizzazione di tutte queste componenti, in aggiunta alle nuove potenzialità della vocazione multifunzionale dell’attività agricola ancora inespresse, si potrà, nei prossimi tre-cinque anni, incrementare in modo significativo il fatturato complessivo del sistema agricolo e agroalimentare, superando agevolmente quota 300 miliardi contro gli attuali 267».

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