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Mosca: “Stop a nostri studenti negli Usa”. E gli Stati Uniti assegnano i posti agli ucraini

Il Cremlino annulla il programma di scambio con Washington per gli allievi delle scuole superiori. Era attivo dal 1992. All'origine il caso di un giovane che avrebbe chiesto asilo oltreoceano perché omosessuale
Mosca: “Stop a nostri studenti negli Usa”. E gli Stati Uniti assegnano i posti agli ucraini
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Avvicinare due culture a lungo separate dalla cortina di ferro attraverso un progetto di scambio per studenti. Con questo intento nel 1992 il Congresso degli Usa approvava il programma FLEX (Future Leaders Exchange) affinché ogni anni centinaia di allievi delle scuole superiori dell’ex area sovietica venissero a studiare negli Stati Uniti per un anno. Altro clima, altri tempi. Il programma non ha retto alle tensioni sorte tra le due potenze e la settimana scorsa la Russia si è ritirata dal progetto dopo più di vent’anni. Una decisione che si è tramutata in una ‘beffa’ per Cremlino, perché gli Usa hanno deciso che la metà dei 240 posti destinata ai ragazzi russi l’anno prossimo verrà assegnata ad allievi ucraini. 

Ad annunciarlo è stato il vicesegretario di Stato americano Victoria Nuland durante un discorso all’Università “Shevchenko” di Kiev. “La settimana scorsa – ha detto – la Federazione Russa ha preso la decisione di negare ai propri allievi l’opportunità di studiare negli Usa“, spiegando come verranno redistribuiti i posti disponibili tra gli altri Paesi eurasiatici. Infatti ci saranno anche giovani provenienti da Georgia, Moldavia e Armenia. I primi due sono Paesi che hanno optato per l’avvicinamento all’Occidente anziché rimanere nell’orbita geopolitica della Russia. L’Armenia, invece, ha fatto un passo indietro a causa delle pressioni russe.

Ma qual è il motivo che ha spinto la Russia a ritirarsi dal programma di scambio studentesco? All’origine c’è quello che Pavel Astakhov, il commissario di Vladimir Putin per i diritti dei minori, ha definito “un caso eclatante”. Un ragazzo di 17 anni che si trovava negli Usa nell’ambito del FLEX ha chiesto asilo negli Stati Uniti, dicendo di aver paura di tornare in patria perché omosessuale. I media russi hanno raccontato che il teenager ha conosciuto in chiesa una coppia gay, due veterani. Sono stati loro a convincerlo a restare, promettendogli di sostenerlo economicamente e pagare i suoi studi ad Harvard. Proprio sui fronti dell’adozione da parte di coppie gay e dei diritti per gli omosessuali la Russia si oppone strenuamente all’apertura invocata dall’Occidente. Nel 2012, inoltre, tutte le adozioni dei bambini russi da parte degli americani sono state vietate.

Facile immaginare la contrarietà del Cremlino alla richiesta di asilo del ragazzo. La madre del giovane, secondo le agenzie russe, quando è andata negli Usa per cercare di riportare a casa il figlio, sarebbe stata costretta ad incontrarlo alla presenza dei suoi due legali, anche loro gay. Informazioni smentite da Susan Reed, l’avvocato del ragazzo, donna sposata con un uomo e cattolica. Stando a quanto ha detto Reed, l’allievo russo è stato dato in adozione. Le tensioni relative alla vicenda del 17enne hanno quindi spinto Mosca a recedere unilateralmente dal progetto di scambio studentesco. E dall’anno prossimo a beneficiarne saranno i vicini ucraini, da mesi in conflitto coi separatisti filorussi.

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