“Renzi vuole avvicinarsi al modello tedesco, ma così facendo ci stiamo allontanando da quel modello. In questi giorni c’è spazio per riflettere e per fare una riforma seria che riconosca i diritti dei lavoratori e non li cancelli o li frantumi. La riforma ci vuole, ma deve essere seria e non certo una bandierina da sventolare di fronte agli elettori o all’Europa”. A dichiararlo è l’ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani, ai microfoni di Radio Montecarlo in merito al ddl delega Lavoro (in esame al Senato) sul quale promette “battaglia”. “Abbiamo assolutamente bisogno di una riforma vera” – ribadisce – “Non voglio credere che ci sia l’idea di fare un braccio di ferro inutile e sterile coi sindacati. Se Sacconi deve innalzare una bandiera, lo faccia pure, è un suo problema, non certo può essere un problema del Pd che piuttosto deve pensare solo a riformare l’Italia”. E sottolinea: “Il governo precisi le sue intenzioni, perché se l’interpretazione sulla modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori è quella sentita da Maurizio Sacconi e altri, allora non ci siamo proprio. Andiamo ad aggiungere alle norme che danno solo precarietà ulteriore precarietà, andiamo a frantumare i diritti”. Bersani non esclude una rottura nel Pd sul jobs act e al giornalista che gli chiede se a furia di tirare la corda Renzi rischi di spezzarla risponde: “Spero proprio di no, dobbiamo trovare un equilibrio tra capitale e lavoro: è questa l’essenza del riformismo. Il governo deve capire che siamo davanti a un punto molto sensibile. Adesso dobbiamo trovare un accordo. Mi viene da ridere quando sento parlare di tabù da infrangere o bandierine sull’articolo 18”. A chi invece lo accusa di non volere le riforme e di rappresentare un vecchio modo di fare politica, ossia l’immobilismo, l’ex segretario del Pd ribatte: “Non ci si provi neanche, sono altri che non vogliono le riforme

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