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Tango bond, Buenos Aires nazionalizza il debito per aggirare il giudice Usa

Il Senato ha approvato la proposta del governo che prevede il trasferimento dei titoli di Stato dalla legislazione americana a quella argentina. L'obiettivo di Cristina Kirchner è uscire dal vicolo cieco che ha fatto ripiombare il Paese nel default e pagare gli interessi ai creditori in possesso di bond ristrutturati. Per i fondi speculativi è una "violazione della sentenza" della Corte suprema
Tango bond, Buenos Aires nazionalizza il debito per aggirare il giudice Usa
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Buenos Aires non dà retta al giudice americano la cui sentenza l’ha costretta a dichiarare un nuovo default sul debito. Anzi, procede con il piano che punta ad aggirarne le decisioni. Il Senato, infatti, nonostante l’altolà preventivo del togato Thomas Griesa ha approvato una legge proposta dal governo che dispone il cambio di giurisdizione e dell’agente di pagamento dei titoli di Stato. Che passerebbero dalla legislazione americana a quella argentina, consentendo al Paese di pagare gli interessi ai creditori in possesso di bond ristrutturati. Negli Usa questo non è possibile in seguito al pronunciamento della Corte Suprema, nonostante la Casa Rosada abbia depositato oltre 500 milioni di dollari nei forzieri della Bank of New York Mellon proprio per versare quanto dovuto agli obbligazionisti che, nel 2005 e 2010, hanno accettato lo sostituzione dei titoli in default con bond a rendimenti inferiori e a scadenza più lontana nel tempo. La sentenza proibisce infatti qualsiasi versamento finché Buenos Aires non avrà rimborsato 1,6 miliardi di dollari ai fondi speculativi (hedge fund) che non hanno accettato il “concambio” e chiedono il rimborso integrale dei titoli. Il provvedimento dispone anche che la banca statale Banco de la Nacion subentri a Bny Mellon come agente di pagamento.

La legge è stata adottata dal Senato con 39 voti a favore e 27 contrari (l’opposizione si è espressa per il no) e dovrà ora essere sottoposta al voto della Camera, probabilmente entro 15 giorni. Il Frente para la Victoria, il partito fondato dalla presidenta Cristina Kirchner e dallo scomparso marito Néstor, ha presentato anche un emendamento che prevede la possibilità di pagare la cedola sui bond anche in Francia, considerata più “attraente” per gli investitori internazionali. In più la legislazione del Paese ha anche il pregio di prevedere “protezione contro gli attacchi speculativi”, hanno spiegato alcuni senatori della maggioranza. 

Gli hedge fund usciti vincitori dalla causa contro l’Argentina hanno subito avvertito, sulla falsariga di quanto già detto da Griesa, che il disegno di legge “rappresenta una chiara e flagrante violazione della sentenza” del tribunale di New York. “Prenderemo tutte le misure possibili per evitare che questo progetto si applichi”, ha detto Robert Cohen, avvocato degli holdout. “La legge non permette di modificare il meccanismo di pagamento senza l’approvazione della corte”, ha sottolineato Cohen, aggiungendo di essere “convinto che presto il giudice Griesa dichiarerà che l’Argentina è in oltraggio alla corte” e avvertendo che “qualsiasi entità che aiuti l’Argentina in questa sua iniziativa starà violando una sentenza della giustizia statunitense”.

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