La cantante israeliana ha aperto la Festa nazionale de l’Unità di Bologna con un concerto assieme alla sua collega (israeliana, ma di origini arabo-cristiane), Mira Awad. “Ciò che è importante non è la tregua, quello che conta sono i negoziati”, ha spiegato a ilfattoquotidiano.it Noa, parlando dei bombardamenti su Gaza e del recente ennesimo cessate il fuoco nella Striscia. “Se noi abbiamo tre settimane di silenzio delle armi, ma poi dopo tutto quanto esplode di nuovo, che cosa abbiamo fatto? Niente. Noi dobbiamo imbarcarci in un vero processo di negoziati che – continua – possano finalmente portare a una soluzione di due stati. È l’unica soluzione, lo Stato di Palestina a fianco dello Stato di Israele”. Infine la cantante di origini ebree yemenite torna a parlare del suo dissenso nei confronti del governo Nethaniayu e dell’ostracismo che ne consegue sia in patria che all’estero: “Sin dall’omicidio di Yitzhak Rabin, al quale io ero presente, e che ha realmente scosso tutto nella mia anima e nella mia mente, ho deciso – conclude – che avrei parlato più apertamente di politica. E senza dubbio ho pagato un prezzo per questo” di David Marceddu

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