Non è affatto facile girare un film sul tema della paralisi celebrale senza cadere nel banale o nella lacrima facile. C’è un sottile confine da rispettare, sia nella regia che nell’interpretazione del protagonista, tra il drammatico e il patetico, tra il realista e lo svenevole. Ci sono riusciti in pochi e forse il primo esempio che torna alla mente è Il mio piede sinistro, che regalò il primo premio Oscar a Daniel Day Lewis. Venticinque anni dopo ci spostiamo in Polonia per trovare un altro sorprendente film che riesce a mantenersi proprio su quel confine così sottile: il suo titolo è Chce sie zyc (traduzione letterale, Vuole vivere), conosciuto a livello internazionale come Life Feels Good.

Il registaMaciej Pieprzyca è un regista polacco cinquantenne da anni famoso in patria come giornalista e autore di documentari per la tv. Il suo primo lungometraggio, Drzazgi (Splinters) ha partecipato a diversi festival vincendo premi, oltre che in Polonia, a Il Cairo e Houston. Life Feels Good è il suo secondo film.

Gli interpreti: I due bravissimi protagonisti sono gli attori che interpretano il personaggio di Mateusz da ragazzino e poi da adulto. Il primo è Kamil Tkacz, all’esordio, mentre il secondo è Dawid Ogrodnik, recentemente visto al cinema anche in Italia per la sua parte in Ida.

La trama: Mateusz ha una paralisi cerebrale dalla nascita. Sin da piccolo viene ritenuto dai medici una sorta di vegetale senza alcuna possibilità comunicativa. La madre però non si arrende, credendo che il figlio possa interagire con gli altri e inizia con lui un lungo percorso di riabilitazione.

Il commento: Raccontare una storia drammatica, incredibilmente drammatica, quasi come se fosse una favola, con leggerezza, ma non banalità. Questa dev’essere stata l’ambizione del regista di Life Feels Good e il risultato è perfino superiore alle attese. Mateusz è bloccato nel suo corpo, non può comunicare, tutti lo credono un vegetale. Lui invece vede, capisce, ragiona. E noi seguiamo la sua vita tramite i suoi pensieri, espressi con una voce fuori campo che spesso, con un tocco di ironia, serve a stemperare i rischi di patetismo, a far capire quanto lui sia un uomo diverso e allo stesso tempo uguale a tutti gli altri. Gioca con gli equilibri, Maciej Pieprzyca, e ci riesce molto bene. Sa quando deve staccare dalla macchina da presa, cosa mostrare e cosa nascondere, e realizza un piccolo gioiello. Si soffre, ci si commuove, eccome, ma spesso con un sorriso sulle labbra, perché è Mateusz il primo a pensare che “andrà tutto bene”. Bravissimi poi entrambi gli attori che interpretano il protagonista. Pensate a Dawid Ogrodnik nel ruolo del musicista in Ida, altro film polacco, almeno questo uscito di recente in Italia: qui sembra un’altra persona, riuscendo a essere credibile in ogni scena.

La critica: Il film riesce a produrre al tempo stesso stupore e frustrazione, ed è ricco di personaggi in carne e ossa che superano gli stereotipi. Ronnie Scheib, Variety.

I premi vinti: Il film ha ottenuto diversi riconoscimenti in vari festival come Chicago, Montreal e Seattle. Ai Polish Film Awards ha vinto 5 premi: quello del pubblico, per la sceneggiatura, per il miglior attore protagonista (Dawid Ogrodnik) e per i due non protagonisti (Arkadiusz Jakubik, il padre e Anna Nehrebecka, l’insegnante).

L’homevideo: Il dvd del film è distribuito nell’edizione polacca, che comprende i sottotitoli in inglese, ma non ha contenuti speciali. Sono disponibili sul web i sottotitoli in italiano. 

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