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Il microchip che imita il cervello, “una nuova macchina per una nuova era”

Ha un milione di neuroni elettronici, oltre 256 milioni di connessioni sinattiche artificiali, contiene 4.096 processori, un’architettura in grado di svolgere operazioni complesse molto rapidamente e consuma pochissima energia: è il nuovo chip cognitivo 'TrueNorth', che imita il cervello umano, progettato da Ibm, i cui dettagli sono spiegati in uno studio pubblicato sulla rivista Science
Il microchip che imita il cervello, “una nuova macchina per una nuova era”
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Un microchip che imita il cervello. Ha un milione di neuroni elettronici, oltre 256 milioni di connessioni sinattiche artificiali, contiene 4.096 processori, un’architettura in grado di svolgere operazioni complesse molto rapidamente e consuma pochissima energia: è il nuovo chip cognitivo ‘TrueNorth’, che imita il cervello umano, progettato da Ibm, i cui dettagli sono spiegati in uno studio pubblicato sulla rivista Science.

“Questo chip rappresenta una nuova architettura dei microchip – spiega Dharmendra Modha, coautore dello studio -. È una nuova macchina per una nuova era”. Secondo i ricercatori ha un incredibile potenziale e potrà essere usato negli occhiali per chi ha la vista danneggiata, diagnosi mediche per immagine in grado di rilevare i primi segni di una malattia, e auto senza conducente. È il primo chip ‘neuro-sinattico’ al mondo, il più grande chip mai realizzato finora dall’azienda, con 5,4 miliardi di transistor e consuma solo 70 milliwatt di energia, molto meno energia dei chip tradizionali.

È stato modellato e progettato dopo che i ricercatori sono riusciti riusciti a concentrare in un microprocessore delle dimensione di un francobollo le capacità del cervello umano e quelle dei supercomputer. A differenza degli attuali processori, che funzionano su meri calcoli matematici basati su un’architettura antiquata, risalente al 1945, questo chip è stato pensato per imitare il modo in cui il cervello umano riconosce gli schemi, affidandosi a reti fittamente interconnesse di transistor simili ai network dei neuroni umani. Il risultato è un processore in grado di capire l’ambiente, gestire le ambiguità e prendere decisioni e agire in tempo reale, che l’Ibm definisce come una “versione miniaturizzata e primitiva del cervello umano”.

L’articolo su Science

Foto IBM Research per Ansa

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