Dopo Apple anche Samsung scarica sui consumatori l’aumento dell’equo compenso per la copia privata“, denunciano Federconsumatori e Adusbef. Ma il controverso provvedimento contenuto nel decreto Franceschini trova due difensori d’eccezione:  Roberto Benigni e Bernardo Bertolucci: “L’equo compenso sulla copia privata ‘non è una tassa’”, commentano i due registi premi Oscar, subito ritwittati dal ministro dei Beni culturali. Poi però aggiungono: “Le aziende che scaricano sui consumatori un loro obbligo compiono un atto ingiustificato a difesa degli interessi finanziari di coloro che molto prendono e pochissimo restituiscono alla nostra cultura”.

“L’offensiva dei produttori di apparecchiature elettroniche per far pagare ad altri ciò che la legge impone paghino loro va avanti”, scrivono le associazioni di consumatori. L’occasione è l’aumento dell’equo compenso, cioè della quota che si paga al momento dell’acquisto di apparecchiature elettroniche capaci di copiare su file digitali contenuti protetti dal diritto d’autore”. Si tratta di un costo che “paghiamo tutti, forfettariamente, sia che i dispositivi acquistati vengano davvero usati per copiare contenuti protetti da copyright sia no”. La voce relativa al diritto d’autore, che è compresa nel prezzo di vendita, “viene versata dai produttori alla Siae che poi provvede a ripartirla tra gli autori. Nei mesi scorsi c’è stato un lungo braccio di ferro tra le organizzazioni dei produttori di apparecchiature elettroniche, contrari agli aumenti, e la Siae che invece chiedeva consistenti adeguamenti”. “Il ministro della cultura Franceschini, cui spetta per legge la decisione, ha varato gli adeguamenti, precisando che a pagare debbono essere i produttori, non i consumatori. Insomma per Franceschini i prezzi debbono restare inalterati. Ma i produttori, uno dopo l’altro, stanno dichiarando guerra aperta agli autori, al governo e in definitiva ai consumatori”, evidenziano Federconsumatori e Adusbef.

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