Quando Roberto Maroni ordina, il fidato Ciriello esegue. Lo schema, fotografato dalla procura di Busto Arsizio, è questo. Schema elementare e risultato matematico: concussione per induzione. Il presidente della Regione Lombardia si dice “sorpreso ma sereno” e chiede a gran voce di “essere sentito dai magistrati”. In fondo, dal punto di vista dell’ex ministro dell’Interno la vicenda che riguarda le sue fedelissime non sembra andare oltre una banale raccomandazione. Eppure in questa storia c’è un convitato di pietra: le intercettazioni.

La novità, infatti, è che l’intera trattativa ordita da Maroni e messa in atto dal segretario di presidenza è stata ascoltata in diretta dai carabinieri del Noe. Sul piatto ci sono due golosi contratti a termine, uno dei quali riguarda Expo spa, la società che sovrintende al grande evento del 2015. Incassa Maria Grazia Paturzo, già addetta alla comunicazione per l’Agenzia dei beni confiscati alle mafie durante il ministero di Bobo Maroni. Proprio per questo motivo, ieri mattina, Giuseppe Sala, amministratore delegato di Expo, è stato ascoltato per due ore dal pubblico ministero Eugenio Fusco. Scopo: capire il ruolo avuto dalla società Obiettivo lavoro temporany manager srl che nel 2013 incassa un appalto da Expo. E dopo di lui, nel pomeriggio, è toccato a Mara Carluccio chiarire. La signora è destinataria della seconda consulenza da 25.900 euro annui ed è una ex collaboratrice di Roberto Maroni al Viminale. Intercettazioni decisive, dunque. Per capire mettiamo qualche data in fila.

Il 4 luglio scorso, secondo il decreto di perquisizione, viene commesso il reato. Cinque giorni dopo, il 9, gli investigatori sono già in grado di protocollare un’informativa “da cui emerge che i contratti ottenuti da Mara Carluccio e Maria Grazia Paturzo costituiscono indebite utilità economiche ottenute dalle stesse tramite pressioni esercitate dal presidente Maroni”. Tanta celerità è spiegabile, in buona parte, dall’uso delle intercettazioni. Di più: il documento che due giorni fa è stato consegnato al governatore lombardo porta in calce lo stesso numero di fascicolo (3856/12) dell’ordinanza con cui il gip di Busto Arsizio il 13 febbraio scorso ha disposto la custodia in carcere per l’avvocato inglese James Christian Michel (attualmente catturando) coinvolto nella tranche dell’inchiesta Finmeccanica nata dall’ipotesi di mazzette ai partiti e in particolare alla Lega nord. Una storia che si pensava abbandonata ma che l’avviso di garanzia di due giorni fa ha riportato d’attualità.

Ad oggi c’è un dato certo: indagando sul finanziamento illecito, i magistrati arrivano alla concussione. I fatti, dunque. Meglio: i contratti. Quello della Carluccio, moglie dell’ex manager Atac Gioacchino Gabbuti, è addirittura costruito ad hoc con tanto di cifra calcolata per venire incontro alle esigenze fiscali della signora. Di questo sono certi gli investigatori che parlano di “una vera e propria gara per l’assunzione con tanto di specifica di titoli”. Mara Carluccio, che nel suo curriculum non annovera una laurea, entra in Eupolis (società di ricerca della Regione) e lo fa lasciando sul posto tutte quelle persone che, iscritte all’albo della società, erano maggiormente titolate. Torniamo, allora, a quel numero di fascicolo che unisce le raccomandazioni di Maroni alle tangenti Finmeccanica. La procura parte da qui, mettendo in fila intercettazioni e interrogatori, tra cui quelli dell’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito. C’è la concussione, ma sullo sfondo resta l’ombra di una maxi-mazzetta e il nome dell’avvocato James Michel. Tanto che dalle 80 pagine di ordinanza firmate dal giudice Luca Labianca, emerge il ruolo del legale nella vendita di 12 elicotteri Agusta all’India. Ruolo, ragiona il gip, imposto dall’ex ad di Finmeccanica Giuseppe Orsi per il quale il pm ha chiesto 6 anni di galera.

Il documento contiene alcuni verbali di Guido Haschke, altro mediatore nell’affare, il quale racconta come inizialmente Michel dovesse prendere 42 milioni di euro. Cifra retrocessa a 30. Un taglio di cui parlò con l’allora ad di Ansaldo Energia Luciano Zampini “il quale ipotizzò che la somma oggetto di rinuncia da parte di Michel dovesse ritornare a Orsi per ricompensare la Lega che lo aveva sostenuto al momento della nomina ai vertici di Finmeccanica”. E che quei 12 milioni dovessero rientrare ai vertici della società pubblica lo conferma Michel a colloquio con altri mediatori dell’affare indiano.

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