Antonio Conte dice addio alla squadra che ha dominato in Italia negli ultimi tre anni e con più ‘potenza di fuoco’ sul mercato. Nel cortiletto del nostro calcio è anche il club che nelle ultime stagioni ha provato ad avere maggiore appeal verso stelle più o meno luminose. La Juventus sarebbe anche quella società dipinta come l’unica capace di darsi un orizzonte, in virtù dello stadio di proprietà. Tirando le somme: la Vecchia Signora è la realtà italiana (ripetiamo, italiana) che più può ambire a competere in Europa con stabilità.

 

Si dice che Conte abbia salutato dopo aver annusato che la Juve non avrebbe investito abbastanza da avvicinarsi alle squadre che lotteranno per la Champions League. Quando questo scenario verrà confermato dalle operazioni di mercato avremo la fotografia più nitida dello stato comatoso del nostro calcio. Dietro le presunte ambizioni dei bianconeri, infatti, c’è un deserto di ex grandi che arrancano (Milan e Inter) e di club destinati a pescare emergenti, farli maturare in un contesto di medio livello europeo e rivendere alle superpotenze continentali (Napoli-Cavani&co, Roma-Marquinhos e quest’anno forse Fiorentina-Cuadrado).

Questi sono i valori attuali del calcio italiano. Puntare il dito contro il disequilibrio creato dagli sceicchi è riduttivo e un giochino che non cambia la situazione. Il gap si colma anche con le idee e la capacità di rivoltare tutto dal basso. Non di una società, ma del sistema. Non c’è da inventare nulla, i modelli sono arcinoti. Andrebbero adattati e corretti, certo. Ma prima di tutto ci vuole la volontà di fare mea culpa, bisogna scardinare le resistenze, andare oltre i diritti tv e mettere in campo una buona dose di coraggio. L’opportunità fornita dal vuoto di potere che si è creato in questo momento in Figc può essere un (ottimo) punto di partenza e innescare un circolo virtuoso.

Altrimenti la frase di Conte – che, piaccia o no, ha ambizioni individuali europee e pochi peli sulla lingua – resterà di grande attualità: “Se al ristorante si spendono 100 euro non puoi pensare di mangiare con 10”. Ci si può accontentare delle briciole, esultando per “la” stagione straordinaria che magari porterà qualcuno in fondo a una coppa europea, o provare a capire qual è la strada migliore per tornare competitivi in maniera stabile.  

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