Il decimo giorno il Tour de France si riposò. Dieci tappe sono ormai alle spalle e la giornata di pausa è utile al recupero degli atleti e all’analisi di quanto successo fino a oggi dopo 1791,5 chilometri già percorsi e 1872.5 da fare. Mancano 11 tappe ma in sostanza siamo a metà di un Tour che riserva, ai 180 superstiti delle cadute e delle fatiche dei primi giorni, 29 gran premi della montagna. Gli arrivi in salita saranno 4 di cui 3 “hors catégorie” e uno di prima categoria, unica variante la crono da Bergerac a Périgueux, 54 chilometri “mossi” al penultimo giorno.

Il primo voto fa rima con numero delle tappe e sarà un po’ generoso: 10 all’A.S.O. che ha disegnato, finalmente, un Tour che ha entusiasmato anche nella prima settimana. Solo quattro volate su dieci, il pavè, le fughe e gli uomini di classifica chiamati in causa già dal secondo giorno. Niente cronosquadre e noiose “processioni” piatte prima delle volate ridotte alla giusta misura. Gli appassionati, almeno io, ringraziano.

A Vincenzo Nibali do un 8, anch’esso per rima ma con il numero delle maglie gialle vestite. Sarebbe stato un 9 se non avesse concesso a Gallopin di fregiarsi del giallo durante la festa nazionale ma è stato indubbiamente l’animatore e il faro della prima metà del Tour. Da italiano poi, mi ha fatto gioire.  L’impresa sul pavè, la vittoria da “finisseur” alla seconda tappa e quella da dominatore su La Planche des Belles Filles. So che merita di più ma per il 10 aspettiamo la 20ª tappa e la 21ª per la lode. Con Froome e Contador fuori, Nibali è il favorito n° 1, speriamo che il peso del pronostico non lo schiacci.

Alberto Contador prende 7. Fino alla sfortunatissima caduta avrei premiato il carattere. Non vi stupite ma secondo me è proprio nella gestione dei momenti difficili che un campione si distingue. Sul pavè le ha prese e i 2 minuti e mezzo pesavano sul groppone ma lo spagnolo dava sempre la sensazione di essere pericoloso, ancor di più perché doveva recuperare e iniziava a marcare stretto l’avversario. Il carisma di Alberto sarebbe stata la carta in più. Nibali aveva già gli occhi nerissimi di Contador piantati addosso ma anche la sfortuna aveva puntato la sua vittima e ha deciso di eliminare il secondo big.

Richie Porte 7. L’ex delfino di Froome (ingiudicabile per la sfiga) sembra uscire dall’ombra dell’inglese e riuscire ad interpretare al meglio il ruolo di pretendente al trono. Non avrà pressione, lui che era partito gregario e sogna di arrivare campione. Il podio è possibile e sarebbe ossigeno puro per la Sky di quest’anno.

Alejandro Valverde è sempre lì. Sembra sempre sul piede di guerra e tutti attendono il suo scatto. In attesa perenne di “spaccare il mondo” in realtà resta attaccato nella speranza di arrivare a giocarsi un successo di tappa. Pedala sempre fra il gradino più basso del podio e i primi 5 mentre l’età avanza e le occasioni diminuiscono. Una maestra darebbe un 6 pieno al murciano, riferendo ai genitori che “potrebbe fare di più”.

Peter Sagan ha già in tasca la terza maglia verde consecutiva e ha solo 24 anni. Il record di Erik Zabel, sei vittorie nella classifica a punti, traballa. Lo slovacco è un campione ma deve analizzare le sue caratteristiche che lo vedono battuto allo sprint dai velocisti puri e considerato troppo pericoloso quando va in fuga. Generosità e classe non gli mancano, una vittoria sarebbe la ciliegina sulla maglia verde e per incoraggiamento merita un 6,5.

Matteo Trentin voto 8. Il suo Tour non è finito ma con lo sprint al pelo su Sagan ha già portato a casa un successo, bissando quello del 2013 e soprattutto dimostrando grande professionalità. E’ uno dei più preziosi gregari di Cavendish, ma dopo il ritiro di Mark il trentino è diventato preziosissimo per tutta la Omega Pharma – Quick Step.

Tony Martin voto 7,5. In attesa del bis quasi scontato nella crono della 20ª tappa, il tedesco ha messo in scena l’ennesima fuga a lunga gittata poi trasformata in “crono” solitaria verso la vittoria. Sta diventando un altro marchio di fabbrica di un corridore che forse ha in mente una trasformazione alla Wiggins?

Marcel Kittel voto 7,5. I numeri gli danno ragione. Tre vittorie su quattro volate di gruppo ne fanno il re indiscusso dello sprint. Ha iniziato come e meglio che al Giro. Consigliamo la maglia di lana anche in salita per evitare che la febbre metta di nuovo Ko l’Ivan Drago delle volate.

Joaquim Rodriguez voto 4. Irriconoscibile sempre in fondo al gruppo, staccatissimo in classifica e senza quella grinta che l’ha contraddistinto sempre. Inutile quanto dispettoso quando sottrae un punto Gpm al nostro De Marchi che era in predicato di vestire la maglia a pois (sarebbe andata a Martin). Mangiato dallo squalo alla 10ª tappa. Obiettivo massimo, vincere su un arrivo in salita ma non gli garantirebbe la sufficienza. Rimandato a settembre (Vuelta e Mondiale in casa).

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