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Carceri, una petizione per il diritto alla sessualità

Carceri, una petizione per il diritto alla sessualità
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La pena della reclusione consiste, teoricamente, nella limitazione della libertà di movimento. Nessun’altra privazione dovrebbe esserle aggiunta se non quelle strettamente dipendenti e inevitabilmente connesse a tale limitazione. Ovviamente non è così. In carcere si soffre il freddo, il caldo, il degrado, la sporcizia, la scarsità di cure mediche e tanto altro. Tra questo, l’ipocrita e sciocco divieto di avere rapporti sessuali con i propri partner.

Per anni l’emergenza del sovraffollamento ha coperto qualsiasi altro tema che riguardasse le nostre carceri. La mancanza di spazio fisico, di aria da respirare, di risorse mediche, economiche, umane, sempre insufficienti rispetto alla massa di persone che si accalcava in galera, non permetteva di pensare ad altro. Adesso le cose vanno un po’ meglio dal punto di vista dei numeri. I detenuti vivono in spazi quantitativamente un po’ più vicini alla decenza.

E allora finalmente possiamo ricordarci di quanti altri diritti violati, oltre a quelli connessi al sovraffollamento, si sperimentino in prigione. Carmelo Musumeci è detenuto da tanti anni e tantissimi ancora ne ha davanti. Se lo sarà meritato, direte voi. Certo. Ma non è di questo che volevo parlare. Musumeci in questi anni ha richiamato tante volte l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni su storture più o meno gravi del sistema penitenziario. Lo ha fatto sempre pacificamente, utilizzando gli strumenti del diritto, della comunicazione, della convivenza civile.

Da qualche settimana ha fatto proprio un nuovo strumento: la petizione digitale. Sulla piattaforma Change.org ha raccontato la sofferenza di una compagna che lo aspetta da anni e anni fuori dal carcere, madre dei suoi due figli, con la quale non può più avere rapporti sessuali. Ora vogliono pure fare sesso, direte voi. Sì. Datemi un motivo per cui non dovrebbero.

In tanti paesi europei si possono avere colloqui riservati con i propri famigliari. In Italia no. Antigone ha appoggiato la petizione di Carmelo Musumeci, che ha contribuito a lanciare. Andate a firmarla. Dimostriamo che non vogliamo vendetta ma giustizia. Dimostriamo che non vogliamo ipocrisie. Dimostriamo che vogliamo essere una democrazia forte e sicura di sé, che non ha bisogno di punizioni corporali seppur da ventunesimo secolo.

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