Champagne e mare. Mare e champagne. A Monte Carlo? In Costa Smeralda? Macché: ad Alassio, in provincia di Savona, fino a domenica 22 giugno. Sette intraprendenti ristoratori locali – riuniti dal 2012 nel consorzio Macramè Dire fare mangiare – hanno organizzato per il secondo anno consecutivo una grande festa in onore delle bollicine più chic del mondo, intitolandola Un mare di champagne.

Cinquantadue maison tra le più autorevoli (tra le altre, Bollinger, Bruno Paillard, De Sousa, Drappier, Egly-Ouriet, Encry, Marguet, Moët et Chandon, Philipponat) hanno proposto oltre novanta vini a ristoratori e operatori del settore durante una degustazione au bord de mer, con vista sull’isola Gallinara. Un’occasione più unica che rara per raffrontare direttamente, in Italia e senza troppe spese, le diverse cuvèe e le relative scelte di vinificazione, tra pas dosé, extra brut, brut, extra dry, sec, demi sec e blanc de blancs o blanc de noirs.

Ma la festa non è solo per gli esperti. Tutti i commercianti del centro di Alassio hanno allestito le vetrine dei loro negozi a tema, usando le bottiglie (rigorosamente vuote) spedite qualche settimana fa dai produttori, mentre sette boutique del centro offrono percorsi di degustazione di champagne ai propri clienti. E poi, per le anime giovani, una festa esclusiva sulla spiaggia e per gli sportivi un sofisticato torneo di golf di seconda categoria. Insomma, quando in generale le istituzioni sono in difficoltà, per motivi economici o per scarsa propensione alla programmazione, tocca ai commercianti rimboccarsi le maniche: «Ci piacerebbe lavorare di più e meglio – dice la ristoratrice Barbara Porzio, responsabile dell’evento – cercando di offrire qualità a ospiti che siano in grado di apprezzarla. Oggi la capacità di spesa, soprattutto degli italiani, si è ridotta. Al ristorante si presta molta attenzione al portafogli, ma vogliamo comunque continuare a proporre una cucina di alto livello».

Quello che potrebbe sembrare un azzardo verso il settore del lusso, in realtà è semplicemente un ritorno al passato. Dall’Ottocento, infatti, Alassio è stata una località di prestigio a livello internazionale, da quando uno scozzese, il generale William Montagu Scott McMurdo, si innamorò del clima mite e del paesaggio e decise di costruire Villa della Pergola, con uno dei più bei parchi del Ponente ligure. Da allora, per molti anni, divenne meta di vacanza per industriali, ricchi commercianti, artisti di fama e intellettuali: «Fino agli anni Sessanta – spiega il ristoratore e albergatore Bruno Cavalli – il turismo era di altissimo livello, poi si è deciso di puntare sui grandi numeri e sulla massa. Adesso i tempi sono ancora cambiati: qui vengono molti russi, estoni, lettoni, danesi, norvegesi e svedesi. Si prenota l’albergo attraverso Internet ma si torna a cercare la qualità. E se non la si trova, si va altrove».

A ottobre dello scorso anno, gli infaticabili ristoratori di Macramè hanno organizzato un festival di food street con cucina tipica e prodotti locali (che probabilmente sarà replicato il prossimo autunno), ma cosa c’entra lo champagne con la tradizione ligure? Risponde lo chef Paolo Quartero: «I nostri piatti sono quasi tutti a base di pesce. Ovvio che anche le bollicine francesi si abbinino perfettamente. Ad esempio, un cappon magro (insalata di pesce e verdure a vapore con salsa verde) può essere accompagnato in modo impeccabile da uno champagne barricato, per il baccalà mantecato con pomodorini è invece meglio un blanc de blancs. Infine, suggerirei uno champagne brut per servire le acciughe sotto sale con focaccia ligure come aperitivo». Senza mai dimenticare, comunque, i grandi vini della Liguria: i bianchi Vermentino e Pigato, ma anche i rossi Ormeasco e Granaccia. Con quelli, si va sul sicuro.

di Danilo Poggio

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