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Parma: c’è crisi, mettiamoci un mattone sopra

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Parma è una piccola città, piccolina, duecentomila abitanti circa. Se penso ai casini dell’Expo2015, al Mose, alla Tav, a quelli in divenire, bè… qui a Parma non abbiamo Grandi Opere, ma la città è stata spolpata con la lussuria di una mantide.

Abbiamo quel ponte nord, un cànchero che non serve a un tubo, cattedrali commerciali dove la gente va per non incontrarsi, un inceneritore che è più conteso di un figlio da genitori squinternati, nessuno lo vuole, tocca mantenerlo ed è sempre colpa dell’altro coniuge. Noi, voglio dire noi parmigiani, con le mazzette abbiamo dato il nostro contributo e ancora ci stiamo dando da fare, la giustizia ci aggiornerà in corso d’opera e chi è innocente oggi potrebbe essere un delinquente a sua insaputa.

Siamo pieni di cemento, chi vuole un po’ di cemento? Ti manca del cemento? Mancano soldi, soldi non ce n’è, le banche non ne danno, il mese è troppo lungo. Crisi, punto. Secondo i dati della Camera di Commercio di Parma l’edilizia va sempre peggio dal 2008. E qui mi perdo. Mi perdo perché percorro la tangenziale e quello che vedo non è l’orizzonte di una volta, quello la cui linea era interrotta solo da un campanile qua e là: ora son le gru dei cantieri, che al tramonto sembrano ragni pancia all’aria e zampe al cielo. Sono cantieri operosi, fermi, abbandonati, ultimati, incerti. Ci sono palazzi in costruzione, scheletri di palazzi, palazzi invenduti. Un pullulare di cantieri, la cui inutilità è manifesta in quelle tapparelle perennemente abbassate che ingialliscono al sole. Dentro: appartamenti vuoti. Chi compra quelle case? Chi ha necessità di un alloggio e la disponibilità per occuparlo? Chi può permettersi di erigere sempre nuovi cantieri se l’edilizia è a terra? Se l’edilizia è in crisi, se nessuno compra, se il mercato è fermo, cos’è questo assedio?  Cosa sono questi mattoni che, peggio delle locuste, divorano il suolo nel dolore delle istituzioni e nell’assenza della domanda di nuovi alloggi?

Cantieri privati ovunque con l’ edilizia a pezzi: si sta in ginocchio per pregare o per servire, ma in entrambi i casi per obbedire a un padrone. Chi è e con che denaro comanda nella città perbene? Per carità, son solo domande.

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