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Per i bambini la bellezza c’è sempre

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È stato un anno faticoso. Un altro. Che certe volte mi chiedo quando sarà il tempo per riposarsi, per godere di quello che abbiamo anziché vivere perennemente in una sorta di apnea, in un rotolare di giorni e di anni. Ho appena combattuto la mia guerra personale con una mensola a scomparsa. Complice solo un punta del nove e il mio trapano a percussione, fedele compagno di anni e anni di traslochi. Direi che ha vinto lei. Ancora fieramente appoggiata sul tavolo, mi sbeffeggia, mentre mi arrendo, con il tassello scivertato in mano e il muro ridotto a un colabrodo di fori, rigorosamente sfalsati di quel millimetro che cambia tutto.

C’è spesso, mi segue, quel millimetro di imperfezione, senza il quale tutto sarebbe perfetto. I miei capelli sono quasi interamente ricoperti di una polverina biancastra. Che a bagnarli sotto la doccia non vorrei trasformare la mia acconciatura in qualcosa di cementizio. L’incarnato è grigiastro, le ciglia polverose, le mani riarse. Incontro una amica, mi guarda con compassione e chiede: “Sei molto stanca vero?” Comincio a pensare che forse bisognerebbe davvero fare una sosta. Staccare un attimo per riprendere le forze. Ritrovarsi.

Mi guardo allo specchio e vedo una tizia che assomiglia a me fra vent’anni. Resto perplessa. Sembra che la fatica si porti via persino la luce degli occhi. Mario mi guarda. Mi arriva a metà del femore. Ha un’aria solenne, che mi induce ad abbassarmi per ascoltarlo meglio. Sembra dovermi dire una cosa importante: “Mamma, come -iesci ad esse-e cosí bella?”

Un’iniezione di gioia pura mi fluidifica di nuovo il sangue. Mi fa ridere. Com’è che loro riescono a vedere bello quello che hanno intorno? Comunque. Non aspettano un altro tempo, un altro luogo, altre circostanze per godere di ciò che li circonda. Non hanno bisogno che qualcosa cambi, che qualcuno cambi, per vivere in pienezza. Si accorgono della foglia che è cresciuta, nel tronco secco vedono un cavaliere sul suo destriero, a loro pare magica la striscia di luce della lumaca.
Ovunque colgono la ricchezza della vita, a portata di mano. Loro sanno vedere la bellezza. Persino dove non c’è. 

Il Fatto Quotidiano del Lunedì, 26 maggio 2014

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