Dopo Ubi Leasing e Ubi Factoring, un’altra società-prodotto del gruppo Ubi Banca finisce nel mirino di Bankitalia: si tratta di Prestitalia, società che si occupa di cessione del quinto dello stipendio. Il 20 marzo scorso, si legge nella relazione ai conti trimestrali della banca, al termine di un’ispezione condotta tra novembre e dicembre 2013 per verificare la correttezza dei rapporti con i clienti, Via Nazionale ha presentato un verbale contenente “rilievi e osservazioni” e ha avviato l’iter sanzionatorio nei confronti di esponenti ed ex esponenti della controllata. La Vigilanza ha inoltre chiesto a Ubi “di rafforzare gli specifici presidi in essere” a tutela dei clienti “quali, ad esempio, la gestione e i tempi di evasione dei reclami, l’implementazione della documentazione di trasparenza in uso, l’assetto e l’attività delle funzioni di controllo”. Sono stati inoltre mossi “alcuni rilievi in ordine agli assetti organizzativi e di controllo”.

Dal canto suo Ubi sottolinea che Prestitalia ha avviato “tutte le opportune azioni volte a rimuovere le criticità segnalate, con particolare attenzione agli aspetti reputazionali derivanti dalla gestione delle relazioni con la clientela, quali ad esempio i tempi di evasione dei reclami e dei rimborsi“. Sulle contestazioni la banca avrà la possibilità di presentare le sue controdeduzioni e al termine del contraddittorio Bankitalia deciderà se comminare le sanzioni. Nel 2013, invece, erano stati sanzionati amministratori, sindaci e manager di Ubi Leasing e Ubi Factoring, rispettivamente per 360mila euro e 236mila euro e nessuno di loro è stato rimosso. Nel frattempo alcune operazioni sospette di Ubi Leasing che coinvolgono anche il patron di Italcementi, Giampiero Pesenti, sono finite nel mirino della magistratura di Bergamo, che sta indagando con l’ipotesi di truffa e riciclaggio.

Nella stessa relazione si legge anche che la Consob ha aperto una procedura sanzionatoria in merito a una possibile violazione dell’articolo del Testo unico della finanza (Tuf) sui doveri del collegio sindacale ovvero del Consiglio di sorveglianza. L’apertura della procedura è stata comunicata alla banca con “lettera del 30 aprile 2014″ e si riferisce “ai componenti del Consiglio di Sorveglianza – in carica dal 2009 al 30 aprile 2014 – “, quindi includono anche Giovanni Bazoli che ha lasciato l’incarico nel marzo del 2012 ed è tra gli indagati per ostacolo alla vigilanza dalla Procura di Bergamo. A tal proposito la banca segnala che “è in corso la predisposizione delle relative controdeduzioni”.

Si è invece conclusa con rilievi, ma senza alcun iter sanzionatorio un’ispezione di Bankitalia “sulle strategie e i sistemi di governo e controllo del gruppo”, partita il 29 luglio (nove giorni prima Andrea Resti e altri consiglieri di minoranza avevano presentato alle autorità di vigilanza un esposto sulla governance) e chiusa il 22 novembre 2013. Il rapporto ispettivo, presentato il 13 febbraio scorso e a cui la banca ha replicato il 26 marzo, contiene “rilievi e osservazioni” riguardanti i “profili strategici” del “modello di business”, nonché “i processi di governo e il sistema dei controlli interni“. Mentre l’ispezione procedeva Ubi Banca ha lavorato per mettere a punto la riforma dello statuto e della governance, approvata prima da Bankitalia e poi, lo scorso 10 maggio, dall’assemblea.

Intanto da Milano il presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, ha cercato di fugare i dubbi sulle ripercussioni dell’inchiesta bergamasca sul ruolo di Bazoli al vertice dell’istituto. ”Direi proprio di no”, ha detto. Per Gros-Pietro “la posizione del professore è, così come ci si aspetterebbe da lui, di grande rispetto della magistratura. Mi è parso di capire che i patti a cui si fa riferimento sono di dominio pubblico. Sono stati comunicati all’autorità di vigilanza, quindi aspettiamo che tutto si chiarisca”.

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