Nessuna irregolarità e nessuna violazione di norme nelle inchieste Ruby ed Expo. Davanti al Csm il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini, responsabile della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo lombardo, non ha avuto alcuna esitazione. E ha escluso con nettezza che ci sia stato nulla che sia andato fuori dalle regole sia nell’ indagine che ha portato poi alla condanna di Silvio Berlusconi a 7 anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per concussione e prostituzione minorile, sia nell’ inchiesta che ha portato alla luce una nuova Tangentopoli. Boccassini non ha risparmiato nemmeno una stilettata al collega Alfredo Robledo, che con il suo esposto al Csm ha accusato il capo della procura Edmondo Bruti Liberati di aver invece violato i criteri organizzativi dell’ufficio, attribuendo la competenza di queste inchieste alla Dda: lo ha fatto bollando come “polemica strumentale” la scelta di Robledo di non apporre il suo visto alle richieste di misure cautelari nell’inchiesta Expo, per non aver ricevuto gli atti di integrazione sulle indagini che riguardavano la posizione del manager Angelo Paris.

E’ stata un’audizione fiume, che ha superato le tre ore, quella di Boccassini: a convocarla era stata la Settima Commissione di Palazzo dei marescialli, ma ad ascoltarla c’erano tanti consiglieri, anche quelli della Prima Commissione, che con i colleghi condividono la titolarità sull’esposto di Robledo e che invece avevano ritenuto superfluo ascoltarla. E davanti a loro Boccassini ha difeso tutte le scelte del procuratore che l’hanno riguardata, confermando la ricostruzione fatta da Bruti quando il mese scorso è stato sentito dal Csm. L’inchiesta Expo, ha spiegato, è scaturita da indagini sulla ‘ndrangheta. E quando sono emersi reati di corruzione è stata regolarmente coassegnata anche a Robeldo, titolare del dipartimento dei reati contro la pubblica amministrazione. Boccassini è stata critica sulla scelta di questi di non siglare tutte le richieste di misure cautelari per non aver ricevuto gli atti ulteriori che riguardavano Paris, rispetto al quale aveva espresso dubbi su alcune delle contestazioni che i colleghi intendevano muovergli: l’integrazione non gli era stata mandata proprio per il dissenso già espresso; e comunque Robledo avrebbe potuto acquisire quelle informazioni dal sostituto del suo Dipartimento, Antonio D’Alessio, che segue l’indagine insieme con il collega della Dda Claudio Gittardi, oppure consultando il registro informatico della procura. Boccassini ha anche spazzato via l’ipotesi che gli arresti siano stati eseguiti ora solo per “coprire” lo scontro in atto alla Procura di Milano: una ricostruzione infondata, ha fatto notare tenuto conto che le richieste della Procura sono di quattro mesi fa. Anche rispetto all’inchiesta Ruby, Boccassini ha confermato la ricostruzione del procuratore. Il sostituto Antonio Sangermano che con l’aggiunto Pietro Forno aveva seguito i primi atti di indagine, con il trasferimento alla Dda, portò con sé il fascicolo secondo una prassi della procura di Milano. Fu poi in una riunione con il procuratore, Forno e il collega Alberto Nobili, a cui sino a quel momento aveva fatto riferimento Sangermano, che si decise che il coordinamento dell’inchiesta sarebbe andato a lei. Quanto al mancato coinvolgimento di Robledo, nel momento in cui Berlusconi venne iscritto nel registro degli indagati anche per concussione, Boccassini ha spiegato che non vi fu, perché dopo l’interrogatorio del capo di gabinetto della questura di Milano Pietro Ostuni non fu compiuto alcun atto di indagine e un mese e mezzo dopo si andò alla richiesta di giudizio immediato per l’ex premier.

Prima di Boccassini la Commissione aveva ascoltato anche il pm Nunzia Gatto, responsabile dell’ufficio esecuzione della procura di Milano, che ha confermato il dissenso espresso a suo tempo da lei e dai colleghi sulla scelta di Bruti di chiedere la detenzione domiciliare per il direttore del Giornale Alessandro Sallusti, condannato per diffamazione. Domani i consiglieri ascolteranno invece altri due aggiunti milanesi, Francesco Greco e Ferdinando Pomarici. Gatto, ascoltata per oltre un’ora, ha ricordato di avere già espresso le sue perplessità sulla questione al Consiglio giudiziario di Milano, e che la stessa disposizione era stata poi applicata ad altri casi analoghi dopo una circolare emessa dallo stesso Bruti Liberati a seguito del caso Sallusti. L’episodio dei domiciliari al direttore del ‘Giornale’ era stato uno dei casi segnalati dall’aggiunto Alfredo Robledo nell’esposto presentato al Csm per denunciare irregolarità nell’assegnazione dei fascicoli e nell’organizzazione del lavoro della Procura da parte di Bruti Liberati. Nell’ambito dell’istruttoria avviata dal Csm la settima commissione sta ascoltando il procuratore aggiunto Ilda Boccassini.

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