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Il laboratorio Mina: l’altra faccia di Gomorra

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“Scinne cu ‘mme
nfonno o mare a truva’
chillo ca nun tenimmo acca’ “

Giovedì sera. Scampia. Anzi no, le Vele di Scampia. La via tra la Vela gialla e la Vela rossa. Ci sono le luci, i suoni, i rumori, gli odori.  C’è uno schermo. C’è un palco.  Enzo Gragnaniello suona e canta.  Tanta, tantissima gente. Che neanche la camorra se l’è mai sognata. Pizza panini granite zucchero filato. Qui, un po’ per sfida un po’ per orgoglio la cittadinanza attiva di Scampia ha deciso di omaggiare se stessa mostrando i cortometraggi realizzati dal Laboratorio Mina. Quelli che gli slogan di Sky definiscono “l’altra faccia di Gomorra”.
Stasera è festa. Niente polemiche. “Scampia siamo noi”. Sì, ma quegli striscioni alle finestre che dicono “Ciro, Scampia ti aspetta!”. Può essere festa questa notte, quando un ragazzo di Scampia rischia di morire per una partita di calcio? Per uno scontro tra ultras? Cammino avanti e indietro lungo la via. Il colpo d’occhio sui palazzi illuminati è forte. “Ciro non mollare”. Incrocio occhi che ho già incrociato. Che ho imparato a capire e ad amare. A rispettare.

 “Vieni cu mme
e accumincia a capi’
comme e’ inutile sta’ a suffri’”

Per terra è bagnato. Sarà umidità? O semplicemente qualcuno che ha buttato qualche secchiata d’acqua per rinfrescare. Per pulire. Io ho le clarks quasi sfondate. Sento l’umidità entrare dentro i piedi. E’ grave che io non sappia chi sia Franco Ricciardi, la vera attrattiva della serata? Sì è grave, perché qui tanti sono cresciuti sulle sue canzoni. Mi perdonano. Forse mi capiscono.

“Ciro, Genny, Alfonso, Scampia è con voi”

Tu vuoi salire a parlare sul palco? No, oggi dovete parlare voi. Allora parlano Omero e Lorenzo, quelli del Comitato. Parla bene Gaetano Di Vaio, uno degli artefici dell’altra faccia di Gomorra. Quando arriva sul palco Ricciardi la gente si infiamma. Ho i brividi. Ma non fa freddo. Devo allontanarmi dal palco. Devo fare un altro giro in mezzo agli occhi che conosco e ai visi che non conosco. Le mani in tasca. La felpa col cappuccio che fa a botte con i miei cinquantacinque anni. Respiro forte.

E’ una di quelle notti che ti dici che forse questo lavoro, il cinema, ha ancora un senso. O meglio così mi sembra. Abbraccio e bacio tanti ragazzi che hanno lavorato ai cortometraggi, che mi chiedono di continuare. Continueremo. In un modo o nell’altro. Qui. Abbraccio Lorenzo. Ci facciamo fare una foto insieme. Sorridiamo. Duecento chili in due. Quanto è bello Lorenzo che lotta da una vita per una Scampia migliore! Ma tu le hai viste le prime due puntate di Gomorra? Belle, eh? Mi aspettavo ancora di più. Comunque altissimo livello. Al di là delle polemiche. Quasi tutte legittime. Almeno in parte. Mi stacco ancora di più. Vado in fondo alla strada. Rimango solo. Da qui è tutto ancora più bello. Mi piacerebbe fotografare quello che vedo. Ma tanto non servirebbe, perché una notte come questa ti rimane dentro. Per sempre. Trattengo il respiro. Mi passo le mani tra i capelli.

E mi butto dentro il mare di persone, a cercare quello che non ho. A trovare quello che non so.

 

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