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Calcio: il tifo, una malattia che uccide il pallone

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E’ inutile negarlo il tifo per una squadra è una malattia. Simpatico ricordare che con il termine “tifo” si può anche intendere una vera e propria patologia. Infatti, il tifo o ileotifo o febbre tifoide è una malattia infettiva acuta a sintomi generali e locali (intestino) provocata da un germe che le è specifico, il bacillo di Eberth-Gaffky. E da qui che poi si è preso il termine tifoso, ossia parteggiare per qualcuno o qualcosa in modo così acceso da sembrare in preda ad attacchi di febbre, come accade a chi contrae il tifo.

Questa piccola premessa serve per capire tante cose. E soprattutto per quale motivo in Italia il tifo si sia esteso dal calcio anche alla politica. Il tifoso non è mai imparziale e lucido. Tifa la propria squadra senza se e senza ma. Non guarda e non giudica quasi mai in maniera obiettiva. Ora questa passione nel calcio si è trasformata a certi livelli esagerati e consolidati. E stessa cosa è accaduta nei partiti dominati da determinati personaggi. E come sempre accade in Italia, finché non accade qualcosa di eclatante tutti fanno finta di non conoscere determinati problemi.

Il caso di “Genny ‘a Carogna” è emblematico. Tutti sanno e vedono come funzionano in Italia le curve e gli ultrà. Gli ultrà, categoria specializzata del tifoso, godono di poteri e concessioni da parte delle squadre molto elevate. Infatti in generale, entrano tranquillamente nello stadio aggirando i controlli, hanno la possibilità di gestire un cospicuo numero di biglietti e di specularci sopra e si comportano come padroni dello stadio. Ogni tifoseria poi ha i suoi riferimenti politici.

Insomma un mondo parallelo ben conosciuto ma tollerato e molte volte incentivato proprio dalle stesse squadre. Ed è proprio il lasciar fare che non fa altro che alimentare questo circolo vizioso. Con quale diritto un tifoso può stare sopra un cancello dello Stadio? Se lo fa un semplice cittadino viene fatto subito scendere o identificato. Perché l’ultrà può comportarsi diversamente da un semplice simpatizzante di una squadra? Concessioni e poteri che non hanno fatto altro che accrescere un inspiegabile potere in mano a personaggi che altro non sono che bulli in cerca di un briciolo di visibilità. Per non parlare dei giocatori che si sentono di dover andare a interloquire e parlare con detti soggetti.

Insomma un sistema marcio da tempo e consolidato grazie all’indifferenza e al non controllo da parte dello Stato. E cosa fa lo Stato quando non ha la volontà di intervenire o di risolvere il problema? Tratta. E in maniera plateale abbiamo visto anche la presunta Trattativa Stato- Ultrà. Una tolleranza dovuta a troppi interessi che circolano nel mondo del pallone. Non a caso certi episodi accadono solo durante le partire di calcio. Calcio, scommesse e criminalità organizzata sono da tempo troppo legate e troppo infiltrate per poter far ancora finta di nulla. E qui anche la “Politica” tifosa ha le sue innumerevoli colpe. Un intreccio solido e mai sciolto.

Insomma certi ambienti in Italia esistono perché fanno comodo a tanti. E come al solito si fa finta di indignarsi e di ricordarsene quando muore o si ferisce gravemente qualcuno. E il colmo sapere riconoscere a tutto questo l’attenuante o la scusante proprio del tifo, ossia di una patologia che condiziona il comportamento umano. Le malattie si curano altrimenti quelle come il tifo contagiano altre persone. E se il tifo (malattia vera e propria) è stato debellato con le giuste medicine il tifo negli stadi e il mondo degli ultrà continua tranquillamente a non avere una cura. Non sarà di certo un misero Daspo a risolvere la questione.

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