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Paola Bacchiddu, Tsipras e il lato B delle Europee

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Mettetevi nei suoi panni, per quanto risicati. Già le è toccato, mica facile, fare la comunicazione politica di una lista dal nome vicino a una marca di mutande – Tsipras / Tezenis. In più, in queste settimane, mentre si affannava a spiegare che no, il candidato Gattuso non era Gennaro, ma Domenico, ordinario di Trasporti presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, le toccava ascoltare in continuazione commenti del tipo: “Spinelli chi?”, oppure “Tsipras? Quella roba che erano in tre e poi Paolo Flores d’Arcais e Andrea Camilleri se ne sono andati ed è rimasta Barbara Spinelli che però se eletta non ci va?”.

Quando poi i suoi candidati hanno deciso di approdare, per l’inizio della campagna elettorale, a Ventotene – l’isola del confino di Spinelli e Rossi per i pochi, luogo di gita in ciabatte per i molti – Paola Bacchiddu si è messa le mani tra i capelli. E ha optato, un po’ Pannella, un po’ Femen, per un gesto estremo: annunciare l’inizio della campagna elettorale postando su Facebook una ruspante foto in bikini bianco. Perché, si sarà detta, avrà pure ragione il nostro portavoce Marco Revelli a dire – annunciando il ricorso all’Agcom contro l’oscuramento Rai – che con l’avvento di Renzi c’è “un dispotismo mediatico peggiore dei tempi di Berlusconi”. Però provate voi a raccontare una lista appoggiata da Sel e Rifondazione, passando per Ingroia di Azione (ma non era Rivoluzione?) civile, con dentro liberali, radicali, femministe, professori, scrittori, no global, artisti e cantanti, accomunati soprattutto da una cosa, far parte dell’Isola degli Ignoti. Insomma, quale migliore sintesi politica di un’Europa che ci lascia in mutande?

Apriti cielo: da un lato, si scatenavano gli indignati che, invocando a gran voce il nome di Boldrini, annunciavano che non avrebbero più votato la lista – “E se fosse stata di Forza Italia? Quindi le chiappe hanno cambiato nome e adesso si chiamano humour?”. Dall’altro però, c’era chi inneggiava alla fine del moralismo extraparlamentare – “viva la Fipras!” – e del bacchettonismo di quei radical chic che a casa fanno i porci con le ali, ma fuori devono sempre gridare al sessismo. Il risultato? Il nome Tsipras – sono i media, bellezza – scalava vertiginosamente le vette di Google, e qualcuno finalmente veniva a conoscenza della lista. Perciò, cara Bacchiddu, continua così. Ma prometti che se la Tsipras raggiunge il quorum ti spogli del tutto, novella Ferilli. Dopo un salto a Lourdes, però, e senza affittare il Circo Massimo. Basta la piazzetta.

Dal Fatto Quotidiano del 6 maggio 2014 

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