Luoghi comuni sul trasporto stradale di merci: i camionisti sono sussidiati (sconti per benzina e autostrade ecc.), inquinano, sono controllati dalla malavita, provocano incidenti. Occorre trasportare molto di più per ferrovia, con adeguate politiche pubbliche.

Ma il settore, tra tasse, accise e pedaggi, versa allo Stato non meno di 10 miliardi di euro l’anno, e quindi gli aiuti di cui gode, meno di un miliardo, sono uno sconto modesto su questa elevatissima pressione fiscale, non un sussidio.

Inquinano, ma rispetto agli altri settori (energia, industria, riscaldamento), responsabili dell’80% delle emissioni, quello stradale con le accise è quello che più “internalizza i costi esterni”. Creano congestione, ma pagano pro quota le infrastrutture autostradali che usano, al contrario di quelle del settore ferroviario, tutte a carico dei contribuenti.

Sono vittime della mafia, perché i “padroncini”, come molti artigiani, sono soggetti al pizzo, e spesso si mettono in mano alla malavita per pagare le cambiali dei camion. Provocano incidenti, certo, ma i costi sono in buona parte coperti dalle loro stesse assicurazioni. Inoltre il settore del trasporto stradale opera in un contesto fortemente concorrenziale, sia per la frammentazione dell’offerta, sia a causa di crescenti pressioni da operatori dell’est con costi del lavoro inferiori.

La concorrenza riduce i margini del settore e accentua la precarietà dei piccoli operatori, incentivando a volte comportamenti “marginali” (sovraccarico, eccesso delle ore di guida). Ma come non provare una qualche solidarietà per questa categoria rispetto ai super tutelati dipendenti pubblici delle FS? E circa l’auspicato trasferimento da camion a treno, l’attuale ripartizione modale (90% strada, 10% ferrovia), è tale nonostante una durissima tassazione del trasporto stradale e di sussidio a quello ferroviario. Il motivo riguarda il nostro assetto industriale, basato su imprese piccole e medie disperse nel territorio, e che hanno nei bassi costi e nell’elevata funzionalità del trasporto “porta a porta”, consentito solo dai camion, una delle maggiori “economie esterne”.

Il Fatto Quotidiano, 30 aprile 2014 

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