Back in the race: il programma di rinascita della PSA Peugeot-Citroën si chiama così, “di nuovo in gara”. Lo ha presentato il 14 aprile il neo amministratore delegato Carlos Tavares, ex numero due della rivale Renault, “fatto fuori” l’anno scorso per avere annunciato, a mezzo stampa, l’ambizione di diventare il capo di un gruppo automobilistico mondiale. Ora che sulla poltrona più alta c’è arrivato davvero, il 55enne di origine portoghese vuole rendere nuovamente competitivo il gruppo Peugeot-Citroën, che ha perso 7,5 miliardi di euro negli ultimi due anni e mezzo e che è stato costretto a vendere quote allo Stato francese e al gruppo industriale cinese Dongfeng.

Il programma di Tavares è costruito su alcune consapevolezze: l’eredità lasciata da Philippe Varin è quella di un gruppo che produce auto di qualità e con una gamma prodotti molto varia, ma ancora troppo concentrato sull’Europa e non abbastanza sul profitto. Il piano “Back in the race”, ispirato in parte a quanto fatto dallo stesso Tavares in Renault, ha l’obiettivo di tornare a un flusso di cassa operativo positivo entro il 2016 e ad un margine operativo del 2% entro il 2018, che dovrebbe arrivare al 5% nel periodo 2019-2023. La sua ricetta? Tagli pesanti ai costi fissi e al numero di modelli, espansione geografica e margini maggiori di guadagno grazie a prodotti “premium”. In buona parte la stessa strategia annunciata da Sergio Marchionne per la Fiat, il cui nuovo piano industriale sarà illustrato il 6 maggio.

Il numero uno di PSA, intanto, ha annunciato che la linea DS sarà presto un vero e proprio marchio: diventerà il terzo brand del gruppo, a fianco di Peugeot e Citroën che saranno a loro volta riposizionate, anche in termini di prezzo, per evitare sovrapposizioni. DS sarà il marchio di lusso, dunque quello con i margini più alti; Peugeot il marchio generalista di fascia lata; Citroën quello dei prodotti di design dal prezzo competitivo. Inoltre il gruppo si concentrerà su una gamma più ristretta, ma di maggior successo: i modelli sul mercato saranno quasi dimezzati, passando dagli attuali 45 a 26 nel 2022, per ridurre i costi di ricerca e sviluppo e sfruttare meglio le sinergie con altri costruttori. Di questi 26 modelli, nel 2022, 13 saranno a marchio Peugeot, 7 Citroën e 6 DS. La crescita di PSA passerà poi da un’internazionalizzazione: saranno triplicati i volumi in Cina con Dongfeng entro il 2020 ed espansi quelli nell’area Asia-Pacifico e in Africa. Inoltre, i conti in Russia e America latina dovranno tornare in nero entro tre anni.

Al problema diffuso fra i costruttori del Vecchio Continente, ovvero la scarsa competitività delle fabbriche europee, Tavares risponde confermando la promessa di produrre un milione di auto l’anno in Francia almeno fino al 2016. Per ora, Tavares non ha intenzione di chiudere altre fabbriche nel Paese, dopo Aulnay e il taglio di alcune linee a Poissy e Mulhouse. A domanda specifica del quotidiano Les Echos, ha risposto che non lo giudica necessario, anche se i modelli più piccoli dovranno essere costruiti al di fuori dei confini nazionali: “In Europa occidentale i clienti vogliono trovare le citycar a meno di 10.000 euro. Non abbiamo ancora preso decisioni, ma poiché i nostri concorrenti costruiranno questi modelli altrove, noi non possiamo continuare a produrli in Francia”.

Per risparmiare, intanto, saranno sfruttati di più gli impianti a basso costo in Spagna e Slovacchia e si ridurranno i costi salariali, che dovranno scendere dal 15,1% al 12,5% del fatturato entro il 2016. Nel complesso, Tavares vuole diminuire di 250 milioni di euro i costi fissi, migliorare del 4% i costi produttivi e migliorare del 2% il posizionamento di prezzo sul mercato. Gli investimenti in ricerca e sviluppo saranno tagliati, ma il gruppo dovrà concentrarsi sul miglioramento tecnologico, in particolare con lo sviluppo di una trazione 4×4, di un sistema ibrido di ultima generazione, di un sistema di guida autonoma entro il 2020 e con il miglioramento dei motori a combustione interna.

Gli analisti considerano positivamente il piano industriale, anche se non particolarmente audace. Ma, come ha detto Erich Hauser dell’International Strategy&Investment Group all’agenzia Bloomberg, “quando guidi una nave di quelle dimensioni, non puoi aspettarti di invertire la rotta in pochi anni”. Secondo il quotidiano Le Monde, anche la maggior parte dei sindacati francesi ha reagito bene. “Questo piano è pragmatico e di buon senso”, ha detto Anne Valeron, segretario nazionale della CFE-CGC del gruppo. “Tavares punta a ritrovare la competitività, senza la quale la questione sociale non si porrebbe nemmeno più”, ha detto Frank Don della CFTC. Più critica la posizione della CGT: “Si sceglie il margine a scapito dei volumi. La produzione di modelli DS di lusso, dunque a diffusione minore, rischia di non compensare l’impatto sulla riduzione dei modelli Citroën”.

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