Ogni stagione politica ha le sue mode. Adesso tira la “revisione della spesa”, una volta si chiamavano tagli e indignavano, ora sono invocati con impazienza. Piacciono sempre le privatizzazioni, intese come cedere per qualche spicciolo ai privati un po’ di quelle rendite (Poste, energia, treni) che sono fonte di risorse per lo Stato. Sono ormai completamente fuori catalogo le liberalizzazioni, scomparse dai programmi e dal chiacchiericcio dei salotti tv.

Il governo di Mario Monti non è riuscito a farne di serie, quello di Letta ha rinunciato a provarci, il renzismo sembra non essersi ancora neppure posto il problema. Eppure la cronaca di questi giorni dimostra come un po’ di mercato, di quello regolato e pulito, sarebbe uno strumento per redistribuire reddito molto più efficace di complesse operazioni fiscali. Qualche esempio. Lo scandalo dei farmaci ci ricorda che oltre a pagare poche decine di euro all’anno di Imu-Tari-Tasi, milioni di italiani si svenano per le medicine. E che basta un accordo di cartello tra due grandi produttori per spingere i malati a comprare un prodotto che costa centinaia di euro invece che il suo omologo “generico” da poche decine. Il presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella assicura che il settore farmaceutico è “sotto osservazione”. Ma la politica sembra aver abbandonato il dibattito su farmacie, parafarmacie e politiche dei prezzi che si preoccupino di far risparmiare l’utente finale invece che massimizzare i guadagni per il produttore.

Altro esempio: la neonata Autorità dei trasporti ha aperto una procedura sulle “criticità nell’accesso” alla rete ferroviaria. Tradotto: forse Ntv non aveva tutti i torti a contestare alle Ferrovie dello Stato una specie di boicottaggio, dovuto al controllo delle Fs sui binari. Oggi Ntv è in serie difficoltà finanziarie, sicuramente i manager avranno le loro colpe, ma se si dovesse scoprire che la responsabilità è anche delle Fs? Chi risarcirà i viaggiatori di una concorrenza mai decollata? Terzo esempio: Renzi aveva parlato di ridurre i sussidi alle energie rinnovabili, 13 miliardi all’anno, uno dei grandi scandali rimossi. Poi il tema si è perso, ma anche in quel settore servirebbero meno sussidi e più mercato a tutto beneficio di chi paga la bolletta.

Morale: con un po’ di mercato in più, si potrebbe stimolare la ripresa molto meglio che tagliando le tasse. Il costo per le casse pubbliche sarebbe zero. L’unico prezzo è politico, a liberalizzare ci si fanno nemici potenti. Neanche questo governo sembra avere il coraggio necessario.

Twitter: @stefanofeltri

Il Fatto Quotidiano, 12 marzo 2014

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