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La Grande Bellezza al bar: è questa la forza di un film quando emoziona

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È davvero difficile in questi giorni staccarsi dalla Grande Bellezza. E’ difficile non pensarci durante il giorno in cui cammini, per le strade del paese e ti imbatti in angoli, scorci, panorami ed angoli di cielo sempre azzurri. E poi l’acqua che da noi qui al sud è mare, è immensità. Sorrentino merita tutta la nostra ammirazione per aver dipinto con la telecamera il più bel dipinto dell’Italia di oggi, che somiglia a quella di sempre. Il dibattito che è emerso in questi giorni, fa parte del dipinto stesso. Ma la magia del cinema forse è proprio questa: continuare fuori del grande schermo a raccontare, emozionare ed eccitare. E’ come se la sala cinematografica si sia espansa in tutto il paese.

Se ne parla nei bar, ed a volte sostituisce nei capannelli il solito chiacchiericcio sul campionato. Ne parla il popolo, che lo ha visto intervallato tra würstel, formaggi e carta igienica in Tv, ne parlano gli intellettuali ovunque. Quello che è riuscito a fare Sorrentino ha dello straordinario: ha dato un calcio all’indifferenza che impaludava questo Paese da troppo tempo. Ha mostrato l’Italia in mano a barbari che sopravvivono tra bellezze eterne ed inamovibili e vi si muovono soli, notturni, in treni che non vanno da nessuna parte ed in notti devastate da luminarie intermittenti e rumori. Ha messo a nudo una verità: noi viviamo in un luogo che non appartiene solo a noi ma all’umanità.

L’Oscar ci sussurra proprio questo. E come se il mondo ci dicesse: attenti, cari italiani, vivete per fortuna o per caso nel posto più bello e più ricco del Pianeta. Attenti a non privarcene, perché spesso dimostrate di non essere  all’altezza di custodirlo a dovere. Il posto scelto dagli dei per farci la propria dimora. Abbiatene cura come hanno fatto i vostri nonni e padri. Così appariamo al mondo, barbari che gozzovigliano nella solitudine e nel nulla, incuranti del deperimento della nostra bellezza ed ostinati nel voler fermare il tempo col botulino o qualsiasi altra chimica, dalla coca alla più innocente sigaretta che lo straordinario Servillo stringe tra i denti quando compare sulla scena roteando e mostrando il suo sorriso cinico in apertura.

Apriranno migliaia di luoghi nel mondo chiamandosi La Grande Bellezza sostituendo o aggiungendosi ad altrettanti luoghi dal nome consunto La Dolce Vita. Milioni di persone sogneranno di essere, vivere in questo posto, assaliti dal grigiore e dalla perfezione dei loro posti. Si rifugeranno in serate gelide tra calici di rosso ad aspettare l’estate per poter tornare in Italia. Si fermeranno a respirare ed osservare il bello come gli aironi sulla balconata. Sorrentino, come Fellini dipinge la realtà, senza sconti e senza pietà. Ed essa nonostante tutto, splende di una bellezza eterna, imperfetta e perciò bella. Stimola la felicità dell’anima che è altra cosa rispetto a quella del corpo. Ti prende al centro dello stomaco e ti libera le lacrime.

Anche davanti ad un semplice caffè preso in un bar, in piedi tra persone che, nonostante tutto hanno una storia o un sorriso da regalarti. Gli Oscar sono sempre uno scossone che noi italiani riceviamo e quasi sempre all’insegna del bello con film che raccontano o meglio dipingono l’orrore o lo squallore disgraziato e miserabile dell’uomo. Ma un dato è certo ed incontrovertibile e da oggi nessuno potrà più negarlo: se esiste una traduzione universale alla parola Bellezza, bene quella parola è e sarà sempre, Italia.

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