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Il divorzio in Italia non è breve. Neanche per Berlusconi

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Silvio Berlusconi potrà finalmente coronare il suo sogno d’amore con Francesca Pascale: da ieri, lui e Veronica Lario sono divorziati. La sentenza, firmata dal tribunale di Monza al quale Silvio si era rivolto, sancisce la fine dello stato sentimentale ma non di quello economico che prosegue su un contenzioso che riguarda l’entità dell’assegno di mantenimento, già dimezzato in modo provvisorio.

Una settimana fa circa, si è di nuovo arenato in Parlamento l’iter delle proposte di legge sull’introduzione del cosiddetto “divorzio breve”, quella legge che ridurrebbe significativamente la procedura per il divorzio. Come in un film di Totò e Peppino, le commissioni Giustizia di Camera e Senato si sono messe a litigare su chi avrebbe la precedenza nella discussione; prima ancora di iniziare il dibattimento sul testo base della legge, eccolo impantanarsi sulla riserva del presidente del Senato Grasso, dopo la richiesta avanzata dalla collega della Camera, Laura Boldrini, di dare la precedenza a Montecitorio.

Nelle passate legislature la riforma è sempre stata affossata. Sono anni che due articoli di legge che possono esser discussi in poche ore, sono in ostaggio di strategie poste in essere in modo strumentale, per rinviare a tempo indeterminato una legge di civiltà. Siamo l’unico Paese in Europa ad avere procedure così lunghe, quando la stessa Chiesa ha istituito la Sacra Rota, un tribunale a cui posso ricorrere solo i molto ricchi. Per tutti gli altri, c’è una soluzione creativa.

Esiste un regolamento del Consiglio Europeo n. 44/2001 che dà la possibilità di pronunciare una sentenza di divorzio da parte di un tribunale dell’Ue, a patto che la coppia sia residente in quel Paese da almeno sei mesi, e senza necessità di procedere preventivamente alla separazione legale di tre anni oggi prevista dalla legge italiana. Basterà prendere un aereo, direzione Romania, il tempo di mettere insieme la pratica con l’avvocato, massimo tre giorni per avere la residenza che serve per avviare la causa al tribunale civile romeno, e di nuovo in aereo verso l’Italia. Costo massimo 1.700 euro. Nel giro di sei mesi arriverà il certificato di divorzio a casa. 

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