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Festival Sanremo 2014, Papaboys contro Rai per Rufus Wainwright. “E’ blasfemo”

Il cantante pop americano è autore della canzone Gay Messiah, dove si annuncia l'arrivo di un messia omosessuale. Lunedì picchetto delle associazioni giovanili cattoliche davanti alla sede di viale Mazzini a Roma per chiedere le dimissioni o l'intervento della presidente Tarantola
Festival Sanremo 2014, Papaboys contro Rai per Rufus Wainwright. “E’ blasfemo”
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I Papaboys contro la Rai e Sanremo. All’associazione di giovani cattolici non va giù la presenza al Festival, come ospite, del cantante americano Rufus Wainwright, accusato di essere “blasfemo” per la sua canzone “Gay Messiah”, dove annuncia l’arrivo di un messia omosessuale. Lunedì, a un giorno dall’inizio del Festival della canzone italiana, varie organizzazioni di cattolici e laici scenderanno in strada per un picchetto di protesta, dalle 13 alle 14, davanti alla Sede Rai di Viale Mazzini 14. “Per protestare contro la presenza a Sanremo di Rufus, un cantante blasfemo invitato dalla Rai”. I Papaboys chiedono “l’intervento o le dimissioni dei vertici Rai, in primis la presidente Tarantola (che si dichiara cattolica, ma permette che si trasmetta dalla tv pubblica blasfemia) e del direttore Gubitosi”, si legge sul loro sito.

Dove vengono riportati i commenti giunti sul profilo Facebook della Redazione Papaboys, e nella pagina dell’Associazione Nazionale Papaboys. Secondo alcuni utenti l’artista pop statunitense sarebbe colpevole di aver “comprato una bambina concepita in provetta” e di fare “propaganda” a sostegno dei matrimoni omosessuali.

“Ricordiamo – si legge – che la protesta non parte solo da un presupposto di offesa al sentimento religioso. Si tratta di violare le leggi dello Stato. Il repertorio dell’artista entra nel reato di offese ad una confessione religiosa mediante il vilipendio, previsto e punito dall’art. 403 del Codice Penale. Inoltre, l’art. 25, primo comma, del Regolamento del Festival, afferma: gli artisti durante le loro esibizioni non potranno assumere atteggiamenti e movenze o usare abbigliamenti e acconciature in contrasto con i principi del buon costume ovvero in violazione di norme di legge o di diritti anche di terzi”.

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