Nello sport ci sono dei momenti magici in cui tutto sembra possibile. Le Olimpiadi invernali di Sochi 2014 lo sono per Arianna Fontana. Dopo lo splendido argento nella pazza finale dei 500 metri femminili, la pattinatrice regala all’Italia il bis, con il bronzo nei 1500 metri di short track. Che non sono mai stata la sua gara: appena due vittorie in carriera in Coppa del Mondo, mai una medaglia nelle grandi competizioni internazionali. Ma a Sochi è diverso: in Russia i suoi pattini è come se scorressero più veloci degli altri. E a lei, sicura, scattante, precisa, tutto riesce più facile. Persino nella prova meno congeniale.

Un po’ quello che è successo ieri in supercombinata di sci alpino a Cristof Innerhofer, bronzo al di là di ogni più rosea aspettativa. Ottavo nella discesa libera, la sua prova, terzo tempo assoluto nello slalom, una disciplina in cui ha dichiarato di essersi allenato solo quattro giorni negli ultimi due anni e dove invece ha fatto meglio di alcuni specialisti del settore. Miracoli da Olimpiadi.

E proprio insieme a Innerhofer, Arianna Fontana si candida ad essere il volto azzurro di questi Giochi. Il suo bronzo nei 1500 non è un miracolo. A Vancouver 2010 in questa distanza aveva vinto la finalina B, classificandosi nona. Un posto fra le prime otto era pronosticabile, vederla salire sul podio un po’ meno. Ma che il bis fosse possibile lo si era capito dall’autorità con cui aveva superato le qualificazioni: prima nel suo quarto di finale davanti alla britannica Elise Christie, la stessa che aveva provocato il clamoroso capitombolo nella finale dei 500m, e che oggi è stata di nuovo squalificata (Giochi davvero da dimenticare per lei); prima anche in semifinale, davanti alla gigante Ter Mors (l’1,81 metri per quasi 70 chilogrammi fanno davvero impressione a confronto dell’azzurra, che non arriva neppure a 1,65m). Terzo tempo assoluto ma soprattutto un piglio da dominatrice che lasciavano ben sperare.

E così è stato nell’atto finale, segnato ancora una volta da una caduta di gruppo a metà gara. A quel punto sono rimaste in quattro per tre medaglie. E alla spalle delle due favorite, la cinese Zhou e la coreana Shim (rispettivamente oro e argento), l’azzurra è stata bravissima a difendere il bronzo dall’olandese Ter Mors. Per lei è la quarta medaglia olimpica in sei Olimpiadi. Delle sette totali vinte dallo short track italiano, più della metà portano la firma di Arianna. Anche se dovesse smettere ora – come ipotizzato nei giorni scorsi, per ragioni personali e polemiche con la Federazione – resterebbe per sempre nella storia azzurra dei Giochi invernali. Ma l’Italia farebbe bene a tenersela stretta.

Grazie a Innerhofer e alla Fontana il medagliere azzurro adesso sorride un po’ di più. L’Italia è già a quota 5 medaglie, eguagliando il numero totale di podi di Vancouver 2010. Manca l’acuto – l’oro che in Canada ci aveva regalato Giuliano Razzoli nello slalom speciale – ma la “valanga azzurra” ha ancora qualche carta da giocarsi. Specie nello sci alpino, dove il nome giusto – tanto per cambiare – potrebbe essere ancora quello di Cristof Innerhofer, che domani nel super gigante insegue uno storico tris. Senza dimenticare la staffetta femminile dello short track, capitanata proprio dalla Fontana, Carolina Kostner nel pattinaggio. E le altre sorprese che lo sport può sempre regalare. È il bello delle Olimpiadi.

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