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Leggere gli stereotipi per liberarcene con la semplicità dei bambini

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A proposito di libri, succede. Succede che nell’autunno scorso il Comune di Venezia finanzi un progetto dal titolo “Leggere senza stereotipi” che prevede la fornitura agli asili e alle scuole dell’infanzia di una lista di titoli di buona qualità sul tema della diversità, ora sintetizzata sui giornali come fornitura di “fiabe gay” alle scuole cittadine, visto che tra gli argomenti dei testi ci sono l’omosessualità e la famiglia nelle sue diverse composizioni. E succede che si faccia differenza tra questa situazione e i corsi di formazione per docenti organizzati dal medesimo assessorato a proposito di famiglie arcobaleno; si faccia differenza perché “i libri sono un’altra cosa”.

Succede che in biblioteca un’insegnante di liceo chieda se sia possibile evitare di presentare un certo libro durante l’incontro con la sua classe perché in quel libro si parla di aborto.

Succede che un collega cassi di principio un libro dalla proposte di lettura per gli adolescenti perché tra il resto racconta di un padre che si impone una determinata scelta di vita per evitare alla propria famiglia di convivere con la tragicità e il dolore quotidiano di una malattia degenerativa.

Succede.

Allora io penso ad un libro. Un formato quadrato, che rende ancora più evidente l’essenzialità delle righe di poesia e il nero e il bianco delle illustrazioni, rotti talvolta da qualche tocco di rosso. Si intitola “Il topo sognatore e altri animali di paese”; è un Quaderno quadrone dell’editrice Rrose Selavy; contiene le poesie di Franco Arminio e le illustrazioni di Simone Massi. Parla di marginalità, di luoghi abbandonati, di paesi un po’ disabitati e di animali che danno voce a come si stava un tempo, ma anche ai loro sogni e alle loro emozioni.

Ma io penso a questo libro per un’altra ragione: lo accompagna un cartoncino che potrebbero essere quasi scritto a mano, poche righe di accompagnamento da parte dell’autore (avete presente, no?, la gioia di trovare un pensiero intimo insieme a un dono). Le parole in questo caso sono stampate, ma l’intimità è proprio quella: Arminio dice giusto due pensieri su di sé e sul libro. E – tra il resto – scrive: “I bambini e gli animali appartengono alle cose del mondo più che alle opinioni che ogni giorno fabbrichiamo sul mondo“.

L’essenzialità scarna di certi paesaggi, la bellezza di certe illustrazioni, la semplice capacità dei bambini di guardare senza stereotipi ci renda aderenti alle cose del mondo, ci faccia tener alto lo sguardo. E che i libri siano davvero un’altra cosa rispetto ad alcuni ragionamenti che si sentono in giro; che siano il luogo dove è possibile per bambini e ragazzi incontrare la vita in tutte le sue sfaccettature, anche in quelle che non vivono direttamente ma che possono conoscere attraverso la mediazione di una narrazione di qualità.

 

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