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Eurocrisi, il libro che fotografa Atene tra scandali, degrado e storie d’onore

Esce in libreria nei giorni di apertura del semestre greco di Presidenza Ue d'Europa il volume del giornalista e collaboratore del fattoquotidiano.it Francesco De Palo
Eurocrisi, il libro che fotografa Atene tra scandali, degrado e storie d’onore
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Esce nei giorni di apertura del semestre greco di Presidenza Ue Greco eroe d’Europa, il libro del giornalista e collaboratore del fattoquotidiano.it Francesco De Palo. Una fotografia della Grecia tra scandali e degrado sociale, accanto a storie d’onore e di coraggio di ieri e di oggi.  Sulla copertina, i riflessi di un’acqua cristallina e poi uno strappo, dal quale fuoriescono mani con il palmo aperto: è il gesto della mounza, una protesta-insulto divenuta simbolo della reazione alla Troika e al governo di Atene durante i giorni dei raduni in piazza, quando i greci si facevano fotografare con le mani alzate contro il sistema e si assisteva al lancio di yogurt contro il Parlamento. Tra la folla anche il celebre compositore Mikis Teodorakis e il partigiano Manolis Glenzos che nel ’43 salì sull’Acropoli per ammainare la bandiera nazista.

Il libro di De Palo – con due interviste al giallista Petros Markaris e all’inchiestista Kostas Vaxevanis, arrestato perché ha pubblicato la Lista Lagarde dei grandi evasori – è una fotografia della Grecia di oggi, alle prese con disperazione e fame, con scandali e sprechi e con il fenomeno inquietante di Alba dorata, ma con una chiave diversa dal solito taglio economico-finanziario: chi l’ha detto che per raccontare la Grecia in crisi si debba per forza toccare rassegnazione e pessimismo? C’è un sottile filo rosso, nei millenni di storia di questo popolo, che può essere assunto come costante caratterizzante per definire circostanze e individuare soluzioni: l’essere greco. Il dna di questo popolo che, proprio quando si trova sull’orlo del baratro senza più alcuna speranza di risollevarsi, ecco che rinasce. Per ribaltare il tavolo, per rintuzzare gli attacchi avversari e riequilibrare la partita. Per dare un segno di vita oltre tutte le morti. Da qui, Molòn lavè, la celebra frase pronunciata da Leonida contro re Serse: “veniteci a prendere”, oggi ancora attuale. Grazie a quegli slanci, di coraggio e reazione, occorre ragionare su quale Europa, o quali Europe, perseguire e strutturare. E farlo adesso, perché domani è già tardi.

Ecco allora le storie di coraggio, passate e presenti, pulite, alte ed edificanti che questa terra – che ha dato i natali alla filosofia, alla democrazia, alle arti e alla medicina – è riuscita ad esprimere. Da queste storie, sostiene l’autore, occorre ripartire per risorgere e cambiare di nuovo le sorti della Storia. Il confronto è impietoso: da una parte il coraggio di Leonida alle Termopili, o quello di Athanasios Diakos, uno dei protagonisti della resistenza greca contro i turchi, con la sua “Nato greco, morirò greco”, dall’altra parte la pervicacia con cui le classi dirigenti hanno trasformato un paradiso terrestre in un luogo dove oggi è tornata la tubercolosi, dove i malati di cancro devono pagare la chemioterapia, dove un cittadino su quattro vive con meno di seicento euro al mese, dove in alcune scuole i bambini si accasciano sui banchi per la fame, mentre illustri membri della casta affollano la lista degli evasori tra fondi neri e lingotti d’oro in Svizzera, come ha cercato di dimostrare il giornalista Vaxevanis.

E allora, è proprio da questa Grecia in cui si forgiò la prima forma di unione europea ed è proprio da questa Grecia in crisi che occorre far partire una nuova strategia, secondo l’autore. Non sia tabù riflettere – dichiara De Palo – ora che ha preso il via l’anno “Mediterraneo” di presidenza europeo, (semestre greco e italiano), sull’eventualità di un doppio binario di Unione e sulla necessità di un nuovo Rinascimento “euromediterraneo”. Perché l’Europa, o è mediterranea, o non è. Dal momento che due europe sono già una precisa contingenza, con sopra le Alpi Stati che prosperano con numeri e trend positivi, e sotto le Alpi (Francia inclusa) gli ultimi della classe che non riescono ad emergere.

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