L’immagine più suggestiva? Centinaia di ciclisti, ognuno con il caschetto, in fila ai semafori nell’area di Waterloo. La più preoccupante? Quella dei turisti smarriti e incapaci di muoversi da una parte all’altra della città, fra pianti e bambini smarriti, con il sindaco Boris Johnson che dice: “Questo sciopero ci costerà 200 milioni di sterline in mancato business”. Londra si è svegliata per il secondo giorno praticamente senza metropolitana. Pochissime le linee funzionanti, capacità del sistema di trasporti ridotta al 30% e spostamenti da parte a parte della città che richiedono, causa traffico, anche più di due ore. Potenziata la flotta dei battelli sul Tamigi – in queste ore essenziali per raggiungere la città finanziaria di Canary Wharf – e corse gratuite su molti autobus, ieri in centro era possibile vedere anche vecchie glorie come quelli bombati risalenti agli anni Cinquanta, appositamente rispolverati per l’occasione.

Poi, stazioni dei treni chiuse all’ultimo momento per sovraffollamento (all’interno di Londra è possibile effettuare molti spostamenti anche con la ferrovia), risse fra pendolari e, soprattutto, molto telelavoro. Tante aziende hanno detto ai propri dipendenti di stare a casa. Così, chi poteva lo ha fatto. Tutti gli altri, sia ieri che stamattina, hanno affrontato dei veri e propri viaggi della speranza. I sindacati Rmt e Tssa, fra quelli più rappresentativi dei conducenti della metropolitana, erano subiti insorti quando l’azienda aveva annunciato il suo piano: mille posti di lavoro in meno e più denaro incamerato grazie alla vendita degli spazi liberi delle stazioni. L’occupazione sarà tagliata grazie alla chiusura delle biglietterie nelle stazioni (prevista la quasi completa automatizzazione) e le aree così rese disponibili verranno messe sul mercato, con le principali catene commerciali britanniche che in questi giorni si stanno sfregando le mani per il possibile affare.

Transport for London, l’azienda dei trasporti, chiaramente dice la sua: “Di quei quasi mille posti di lavoro in meno, 600 saranno fuoriuscite e allontanamenti volontari, di persone che vogliono cambiare lavoro o vogliono prendere il denaro in contante per cercarsi qualcosa di diverso”. Nel Regno Unito in pratica non esiste la liquidazione, ma in caso di “redundancy”, fine del contratto per esigenze aziendali e quando l’impresa ha bisogno di ridurre il numero degli impiegati, spesso si giunge a un accordo e si ottiene una sorta di risarcimento. I sindacati, tuttavia, hanno eretto le barricate. E così ecco il blocco quasi totale. Il sindaco, dopo aver etichettato lo sciopero come “vergognoso” e dopo aver detto “ormai ci siamo in mezzo, cerchiamo di uscirne nel migliore dei modi”, secondo le sigle sindacali ha evitato ogni sorta di confronto.

Bob Crow, leader dell’Rmt, è in questi giorni una vera e propria star mediatica. Poche ore prima dell’avvio dello sciopero c’era stato l’unico contatto con il sindaco Johnson, durante un programma radiofonico. A nulla era servito, con il biondo sindaco che ironizzava persino sulle recenti vacanze di Crow. “Sarò disponibile a parlare con lui davanti a un the o a una piña colada”. Crow era salito agli onori delle cronache dei tabloid, infatti, per una vacanza a Copacabana conclusasi due giorni prima dell’epico sciopero di questi giorni. Ieri, intanto, nella zona di Tottenham Court Road, dove si trova una delle poche stazioni centrali della metropolitana funzionanti in queste ore, la folla era praticamente impenetrabile. Migliaia di persone affollavano il marciapiede e gli ingressi della “Tube”, fra urla, spintoni e polizia che cercava di fare il possibile. I sondaggi lo dicono: il sostegno della popolazione agli scioperanti, per questa mobilitazione, è ai minimi storici. Domani sera tutto dovrebbe tornare alla normalità, anche se le sigle lo hanno già annunciato: se non si giunge a un accordo, la settimana prossima si replica per altre 48 ore.

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