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Grillo, il ritorno a teatro e la lezione della memoria

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Beppe Grillo ritorna al teatro. Lo spettacolo “Te la do io l’Europa”, che parafrasa i suoi storici programmi tv: “Te la do io l’America” e poi il Brasile, sarà a pagamento: poco importa. Un Grillo che ritorna alle origini, e che coincide con i 60 anni della Rai, non si può perdere. Immagino che assisteremo a un mix tra campagna elettorale contro l’euro e pièce comica. Se questo sarà l’inizio di un percorso che porterà autonomia agli eletti del Movimento 5 Stelle, mi pare una bellissima notizia. Le ultime “pestate” di Grillo dimostrano che il grande comico è un po’ in confusione, ha perso lucidità (nel movimento ci sono giovani politicamente interessanti, meritevoli di autonomia), una in particolare mi ha lasciato allibito per due motivi: per il contenuto e la sottovalutazione dei media.

Ho seguito in streaming l’incontro di Grillo, accompagnato da quattro parlamentari del M5S, con la stampa estera. Un giornalista gli ha chiesto di esprimersi sul conflitto in Medio Oriente tra arabi e israeliani. Grillo, riferendosi alle nuove generazioni, si è chiesto se sia giusto ricordare, mantenere la memoria sui fatti accaduti tanti anni fa, perché i giovani non hanno bisogno di memoria, anzi, la memoria porta rancore e non aiuta la convivenza e ha fatto un esempio di una comunità di musulmani, cristiani e ebrei che gestiscono a Genova un locale. Non ho mai saputo di un anziano arabo che si fa esplodere in un bar di Tel Aviv o di un anziano israeliano che lancia un missile su di una casa palestinese di Gaza. Un po’ come dire: non ricordiamo l’Olocausto nella Giornata della Memoria perché i giovani non l’hanno vissuto. Non mi pare che Forza Nuova o CasaPound o i comizi del Front National di Marine Le Penn o i raduni nazisti, su e giù per l’Europa, inneggianti a Hitler, siano frequentati da vecchi nostalgici ma da giovani dalla testa rasata, violenti, xenofobi e razzisti. Ho conosciuto alcune scuole di pace nei dintorni di Gerusalemme dove giovani insegnano a bambini arabi e israeliani a convivere, imparando le due lingue, le tradizioni dei due popoli e parlando delle differenze culturali, avendo costantemente davanti il passato. Non dimenticare dovrebbe servire per non ricadere negli stessi errori.

Caro Grillo, è esattamente il contrario di ciò che hai detto: l’ignoranza è un fatto grave, purtroppo ci si dimentica troppo spesso del passato e la Storia non insegna. Per questo sono contento di poter tornare in teatro ad applaudire Beppe Grillo: al comico tutto è perdonato, al politico no.

Il Fatto Quotidiano, 29 gennaio 2014

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