Leggere prima di commentare. E’ il consiglio del segretario del Pd Matteo Renzi che tra poche ore si presenterà nella direzione del Pd. E la novità, in particolare, rispetto a quanto uscito sui giornali negli ultimi giorni la rende nota Repubblica.it: è che nella bozza d’intesa con Forza Italia, da presentare anche agli altri partiti di maggioranza, è un ballottaggio nel caso che nessuna delle coalizioni che si presentano raggiunga il 35% dei voti. In quel caso, infatti, nessuno avrebbe diritto al premio di maggioranza. Resta, comunque, che non c’è traccia di un sistema di preferenze. E su questo si apre subito un caso nel Pd, d’altra parte strascico delle polemiche dei giorni scorsi portate avanti da Stefano Fassina e Gianni Cuperlo. Al litigio continuo interno al partito il segretario ha intenzione di mettere una parziale soluzione proponendo il ricorso alle Parlamentarie per tutti i partiti, come già avevano organizzato Movimento Cinque Stelle, Pd e Sel in vista delle Politiche di febbraio. 

La sinistra Pd: “Listini prezzo pagato a B”. E parte la petizione #preferiscolepreferenze”
Ma pare che non basti. Danilo Leva, ex responsabile Giustizia e cuperliano attacco. “Le liste bloccate è evidente che sono il prezzo pagato a Berlusconi che ha tutto l’interesse a restare padrone del suo partito”: così Danilo Leva, deputato del Pd. A poche ore dalla direzione del Pd che dovrà decidere sulla nuova legge elettorale, un gruppo di deputati Pd (Moscatt, Petitti, Ventricelli, Bordo, Ribaudo, Culotta, Bruno Bossio, Gribaudo, Boccuzzi, Paolucci, Zappulla, Albanella, Fabbri, Palma, Gregori, Baruffi, Montroni ed altri) lancia un appello sulle preferenze (“Preferisco le preferenze”, appunto), che sarà possibile sostenere anche tramite una petizione online su change.org“Si è convinti – fanno sapere i promotori – che è proprio dalle preferenze che bisogna costruire una buona legge elettorale, così come chiedono da tempo e a gran voce i cittadini italiani. Si è ritenuto opportuno formulare la web petition oltre che attivare la pagina Facebook. La ‘comunità’ di #preferiscolepreferenze sta ponendo alcuni doverosi interrogativi su uno strumento elettorale che se non presenterà la possibilità di scrivere il nome del politico desiderato, rappresenterà il fallimento dell’applicazione di un desiderio che buona parte degli italiani ha a cuore e rivendica da tempo. Ci auguriamo, proprio nel giorno in cui si sta svolgendo un’importante direzione nazionale del Pd, che si tenga conto di quanti stanno sposando la causa dell’appello pubblico di #preferiscolepreferenze”.

Doppio turno di coalizione: ballottaggio se nessuno arriva al 35%
Nel modello proposto da Renzi, se nessuno ottiene il 35%, dunque, le due coalizioni che hanno più voti vanno al ballottaggio 15 giorni dopo le elezioni per contendersi il premio del 15%. Un modo per evitare – si spiega – il ritorno delle larghe intese. Resterebbero – sempre secondo quanto viene anticipato – le mini liste bloccate di sei candidati per circoscrizione e gli sbarramenti: al 5% per i partiti in coalizione e quello dell’8% per le forze che si presentano da sole. Insomma niente preferenze e ancora rischio di Parlamento fedeli ai capi partito.

La segreteria di Renzi esulta. “Una legge elettorale per consentire a chi vince di governare stabilmente e mai più larghe intese” commenta su Twitter il responsabile Welfare e scuola Davide Faraone. “Via bicameralismo perfetto, Senato a costo zero, modifica titolo V e addio larghe intese con doppio turno” aggiunge, sempre su Twitter, la responsabile Giustizia Alessia Morani. “Con B. meglio accordo x legge elettorale x non governarci mai piu assieme o niente accordo x poi rifare larghe intese?” scrive (evidentemente di fretta) il responsabile Enti locali Stefano Bonaccini, ancora su Twitter. Si unisce al coro Chiara Braga, responsabile Ambiente, anche lei attraverso Twitter: “Bene proposta nuova legge elettorale ma stop bicameralismo+modifica titolo V sono riforme storiche e davvero possibili x cambiare il Paese”.

Scelta Civica: “Ok, ma alzare la soglia al 40%”
Il primo ok fuori dal partito arriva da Scelta Civica, ma con una riserva: “Scelta Civica ha sempre chiesto il doppio turno perché garantisce una vera governabilità, ma anche rappresentanza. L’Italia non è gli Stati Uniti o la Gran Bretagna: si possono creare due o più coalizioni, che al primo turno devono raggiungere una soglia che secondo non deve essere al 35%, ma deve essere alzata. La soglia va messa almeno al 40% per garantire che democrazia non sia ferita” dichiara il capogruppo montiano alla Camera, Andrea Romano

Alfano: “No al Parlamento dei nominati”
Intanto il leader del Nuovo Centrodestra Angelino Alfano insiste sull’introduzione delle preferenze. Ma non solo. “Tre su quattro vanno bene, sennò dimissioni” afferma il vicepresidente del Consiglio a Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24. “Credo che almeno tre su quattro dobbiamo ottenerle perchè secondo me è per il bene degli italiani. E sarebbero: numero uno indicazione del candidato leader della coalizione, numero due premio di maggioranza non al partito ma alla coalizione, numero tre no al parlamento dei nominati, numero quattro soglie di sbarramento vere e non finte.“ Sulle soglie di sbarramento, Alfano precisa: “La soglia di sbarramento deve essere del 4% che è quella prevista dalla legge europea. Perchè è una soglia talmente vera in Italia che una volta ha tenuto fuori Casini da quella soglia e una volta la Lega”.

Quagliariello: “Così è Ferrarele e per me è ok”
Ma il primo via libera degli alfaniani arriva dal ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello: “La previsione del doppio turno di coalizione assicurerebbe veramente governabilità e democraticità, farebbe sì che il premio di maggioranza non sia abnorme e incongruente con la sentenza della Consulta, e impedirebbe che dopo i tanti proclami di questi giorni si riduca tutto a una mera riedizione del Porcellum sotto mentite spoglie”. “Il doppio turno di coalizione è da sempre la nostra proposta – sottolinea Quagliariello – Di fronte alle tre opzioni avevamo detto ‘Ferrarelle‘. Anche Renzi si è accorto che ‘liscià e ‘gassatà non funzionano. A volte in politica bisogna saper resistere sulle proprie posizioni. Resta il nodo del diritto di scelta degli elettori: anche su questo punto presenteremo durante l’iter una proposta che consenta al nuovo Parlamento di non essere integralmente un Parlamento di nominati”.

I “piccoli” protestano. Salvini: “Legge truffa”
Protestano naturalmente anche tutti i partiti più piccoli. Il ministro dei Trasporti
Maurizio Lupi (Nuovo Centrodestra) sottolinea che “dovrà essere una legge che elimina le dispersioni dei partiti piccoli ma non uno strumento che faccia fuori la democrazia nel Paese. Un partito che prende il 4 per cento vuol dire che ha 1,3 milioni di voti, non mi sembra che non abbia il diritto di rappresentanza nel Parlamento”. Secondo il collega della Pubblica Amministrazione Gianpiero D’Alia (Udc) “emergono diversi profili di incostituzionalità. Le liste bloccate, anche se corte non consentono agli elettori di scegliere i parlamentari, che saranno più facili da conoscere ma sempre e comunque dei nominati dai capi partito”. Matteo Salvini, segretario federale della Lega Nord, definisce la legge elettorale proposta “legge truffa”: “E la Lega – aggiunge – è pronta a dare battaglia, in Parlamento ma soprattutto nelle piazze”. Meno barricadera Giorgia Meloni: “Fratelli d’Italia è disponibile a votare qualunque sistema elettorale di buon senso ad un’unica condizione: l’abolizione delle liste bloccate”. 

Nyt: “L’accordo Renzi-Berlusconi può risolvere i problemi dell’Italia”
Intanto l’accordo tra Renzi e Berlusconi sembra piacere al New York Times, perché può risolvere “uno dei più grossi problemi del Paese, l’ingovernabilità“. In un editoriale il quotidiano americano ricorda che per anni l’Italia ha avuto governi instabili per un sistema elettorale che dà potere di interdizione ai piccoli partiti e per la conflittualità tra i due rami del Parlamento, che hanno gli stessi poteri. Secondo il Nyt, lo “scenario più probabile” adesso è che il governo Letta vada avanti: “la questione è se Renzi lavorerà in modo costruttivo” con l’attuale premier per risolvere la crisi economica. Ma se il leader del Pd “porterà avanti la riforma costituzionale con Berlusconi e un programma di riforma della spesa e del mercato lavoro con Letta, le prospettive dell’Italia torneranno a guardare in alto per la prima volta dopo tanti anni”.

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